Spazio per il corpo, tempo per la musica: la body percussion a scuola | Space for the Body, Time for Music: Body Percussion at School

DOI: 10.5281/zenodo.14603997  |  PDF

Educazione Aperta 17 / 2024

Alla luce della sua esperienza di musicista, didatta e formatrice nell’ambito della pedagogia musicale, Eliana Danzì offre con La body percussion. Percorsi di apprendimento per il primo ciclo (Carocci, Roma 2023) un libro innovativo e visionario, una guida, un vero e proprio manuale di sopravvivenza in aula, per un approccio pratico all’educazione musicale.

L’autrice offre un’idea di musicalità intesa come competenza universale che utilizza la body percussion come dispositivo pedagogico nella progettazione di attività che tengano conto – innanzitutto – di concetti come “molteplicità” e “cooperazione”, portando il docente a scardinare (più volte!) il proprio atteggiamento mentale e ripensare al proprio ruolo più come un tutor – o meglio – un mediatore.

Dal testo emerge la solida formazione di stampo Orffiano di Danzì, che conosce bene l’importanza del Laboratorio, inteso sia come luogo del fare musica insieme che come spazio di relazione, interscambio di abilità, fucina di competenze, uno spazio vitale dove non esiste una risposta giusta o sbagliata ma all’interno del quale si fanno spazio la problematizzazione, il brain storming e la sperimentazione, uno spazio anche relazionale dove l’imprevedibilità può condizionare gli eventi e rappresentare una variabile non indifferente nel “flusso” dell’attività didattica.

È proprio relativamente al setting che si fa esplicito riferimento al concetto di scuola aperta o di scuola senza classi e a spazi flessibili, come suggerito nelle Indicazioni nazionali.

Una concezione della didattica impostata su questi elementi cambia le prospettive dell’insegnamento di una disciplina che è – per sua natura – pratica ma che ancora, in Italia, tende ad essere considerata come disciplina teorica e trattata in maniera passiva e spesso poco coinvolgente.

Il principio secondo il quale il lavoro in aula deve alimentare un clima di relazione e dialogo è amplificato da una serie di elementi che hanno il chiaro obiettivo di motivare sia docenti che alunni. Nell’esperienza di Eliana Danzì emerge chiaramente che un clima accogliente e sereno, il coinvolgimento del corpo nell’interazione con l’ambiente circostante (concetto che l’autrice definisce embodiment) e la quantità e qualità di comportamenti cooperativi sono di supporto alla gestione del gruppo di lavoro; che il gruppo stesso deve misurarsi con ipotesi, tentativi, errori, dati da osservare, soluzioni da trovare, emozioni da riconoscere; che l’insegnante deve tener conto degli stili di apprendimento di ogni membro del gruppo. Diventa dunque un’educazione con e attraverso la musica.

È proprio il concetto di embodiment che guida tutto il percorso di attività proposto dall’autrice: dall’esplorazione degli spazi al gioco con gli accenti dei nomi fino ad arrivare ad una vera e propria analisi formale.

L’approccio di Danzì risulta convincente nell’utilizzo della comunicazione non verbale, nel ricorso al coinvolgimento del corpo (che per lei rappresenta un vero e proprio passe-partout, come lei stessa lo definisce), nello stimolare la creatività e nella cura per il setting, nella consapevolezza di avere sempre chiaro “cosa” e “come” insegnare.

Il testo mette bene in luce anche quali caratteristiche debba possedere la figura del docente: una figura più simile ad un mediatore, un tutor che conduce e facilita il lavoro accogliendo e assecondando ogni deviazione creativa di rotta, disponendosi ad accogliere, ad ascoltare, a donare, a ricevere, a sbagliare, a contenere, a sorridere e ridere insieme, ad abbandonare la centralità per scendere dalla cattedra e innalzarsi al livello dei bambini.

Parafrasando Morin e immaginando “un orecchio ben fatto”, il libro offre anche un’interessante panoramica sugli studi più recenti di neuroscienze cognitive applicate alla musica, confermando come questa rappresenti un elemento fondamentale per la regolazione delle emozioni agendo sulla motivazione e sull’umore.

Fra le proposte didattico-musicali più interessanti si segnalano quelle relative all’agogica  (“Bersagli mobili” e “Il suono del silenzio”) che mirano a sviluppare un certo tipo di percezione legato al “sentire” la pulsazione collettiva, come respirare insieme prima di muoversi e intuire il senso dell’attacco musicale; oppure quelle relative alla forma da interpretare basate sulla tecnica del “suoniamoci su” – proposta per la prima volta da Giovanni Piazza – che consiste nell’utilizzare lo strumentario didattico per realizzare semplici accompagnamenti da sovrapporre ad un’esecuzione in playback. In questo genere di attività, Danzì utilizza il corpo come strumento sonoro con cui – attraverso le regole del grouping – sottolinea la sintassi del brano, evidenzia le frasi e l’alternarsi delle diverse sezioni, affina il senso metrico, commenta e valorizza moduli ritmici ricorrenti.

Le scelte musicali attingono con disinvoltura tanto al repertorio colto (Elliot Carter, Claude Debussy, Edvard Grieg, Camille Saint-Saens, Maurice Ravel, Arvo Paert, Zequinha de Abreu) quanto a quello tradizionale folklorico (Thula Baba, ninna nanna sudafricana) o della musica leggera (Agnes Obel) senza mai perdere di vista l’importanza della vocalità e del ritmo, conducendo chi legge attraverso un’esperienza multisensoriale che orchestra elementi visivi, uditivi, tattili e semantici.

L’autrice

Francesca Adamo è docente a contratto di Musicologia e didattica della musica nel corso di Scienze della formazione primaria dell’Università LUMSA, Palermo. Soprano lirico e compositore, si dedica da sempre al repertorio cameristico e dal 2022 è socia fondatrice, referente della formazione docenti di educazione musicale e della ricerca artistica e musicologica per MARTHA – Music ART House Academy, Accademia per l’alta formazione musicale a Palermo.