Esperienze e pratiche per l’apprendimento permanente | Experiences and practices for lifelong learning

Foto di Kosygin Leishangthem su Pexels: www.pexels.com/@kosyginl.

Le sfide che sorgono nei contesti formativi fanno spesso sorgere la tentazione di rifugiarsi in risposte univoche o in ricette preconfezionate. Nel volume L’apprendimento permanente degli adulti. Esperienze e pratiche (Edizioni Altravista, 2022), invece, chi si mette in gioco ed esplora le regole dell’apprendimento permanente – formatori, facilitatrici, ricercatori, partecipanti professioniste – esplora le domande e gli interrogativi, scegliendo di entrare a far parte di una temporanea comunità di corpi, emozioni e saperi. Le esperienze raccolte partono dalla premessa che per diventare professionisti migliori, più consapevoli e capaci, sia necessario attraversare forme di spaesamento, riconoscere le fragilità professionali e di contesto. E bisogna tendere a quel punto di “non-arrivo”, per cui ogni esperienza di formazione è incompiuta, non esaurisce le ulteriori possibilità di trasformazione che accompagnano l’idea del lifelong learning.

Le curatrici, Tiziana Tesauro e Anna Milione, entrambe ricercatrici dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e sulle Politiche Sociali del CNR, hanno raccolto sette contributi che intendono mettere a fuoco diverse configurazioni situate in cui il discorso sull’apprendimento permanente si traduce in pratica.  Le metodologie attive sono al centro delle esperienze di formazione con adulti, nei diversi contesti: il Project Work, gli esercizi teatrali, lo shadowing, i training fisici, le narrazioni entrano nei contesti della sanità, dell’università, dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, della digital education, rovesciando il paradigma dell’aula, per aprirsi a ulteriori luoghi educativi.

In particolare, vengono analizzati percorsi di formazione e di ricerca sulle pratiche professionali con middle manager delle aziende sanitarie, operatori socio-sanitari, studenti universitari, docenti dei CPIA. E vengono approfondite alcune questioni aperte legate all’apprendimento permanente: il riconoscimento delle competenze e la rischiosa subordinazione alle logiche di mercato, gli effetti sulla morfologia delle organizzazioni educative nel distance learning, l’impatto sulle forme partecipative di apprendimento nella diffusione delle piattaforme digitali (MOOC).

I contributi attraversano e intrecciano diverse dimensioni: dalle argomentazioni teoriche agli esercizi corporei, dalle politiche internazionali alle parole di chi ha partecipato alle esperienze di formazione. Queste ultime, forse, intrise di metafore e similitudini, risultano le più efficaci a rendere chiaro il senso di una pratica riflessiva:

è come se ogni singola particella che si è sviluppata nel vivere l’esperienza con le altre parti del gruppo, tendessero a essere calamitate verso un nucleo che le convoglia e, dalla somma delle stesse, si creasse una globalità nell’essenza che provoca un movimento dentro di te… e circola… e ti trasforma… come materia liquida (p. 65).

Se è vero, dunque, che in ogni esperienza di formazione sono insiti limiti e possibilità, l’irriducibilità è la parola chiave che emerge dalle pratiche descritte e raccontate. L’esito della formazione non è mai prevedibile: ciascuna persona coglierà e raccoglierà “svolte riflessive” dalle azioni individuali e di gruppo. Per poi ulteriormente trasformarle nella pratica professionale. Il volume conduce a chiedersi quale modello di formazione possa rispondere a questo senso di incompiutezza: ripercorre, innanzitutto, quella ricerca sociale che unisce teoria, pratica e impegno nel territorio, e sceglie un approccio cooperativo, che vede nella parzialità di ogni punto di vista l’urgenza di ricercare i punti di vista altrui, e di co-costruire conoscenza e pratiche.

“Solo tentando una scena corale dentro le maglie di questo gioco”, afferma Francesco Cappa riprendendo Michel Foucault, può crearsi

l’eventualità di una pratica educativa e formativa che crei i presupposti di uno spazio e di un tempo di presentazione e rappresentazione di esistenze alternative, di un’estetica dell’esistenza (p. 92).

In altre parole, apprendere tutta la vita offre la possibilità di vedere altri pezzi dello stesso cielo e godere del solo fatto che riusciamo a vederli, rispetto alle infinite possibilità che non si rendano visibili ai nostri occhi. Questo sembra affiorare come l’obiettivo principale su cui possa insistere la formazione permanente.

L'autrice

Maura Tripi è docente a contratto di Pedagogia generale e dell’infanzia nel corso di Scienze della formazione primaria dell’università LUMSA, Palermo. Le sue ricerche sono orientate su temi di pedagogia interculturale e sulla prima infanzia in contesti di povertà educativa. È co-fondatrice del Centro educativo interculturale Casa officina di Palermo e fa parte della segreteria nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa.

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