Distrarsi da ciò che sappiamo. Un percorso di filosofia con i bambini | Distracting ourselves from what we know. A philosophy laboratory with children
La sfida dell’educazione è quella di trasformare la scuola in uno spazio di incontro e di dialogo dove, come sostengono le Indicazioni nazionali per il curricolo, proporre un modello di ascolto e di rispetto che aiuti i bambini e le bambine a trovare risposte alle loro domande di senso. Il problema, al solito, è come farlo. Rosaria Parri in Esercizi di distrazione da ciò che sappiamo, edito da ETS nel 2023, propone la metodologia del laboratorio circolare filosofico, un percorso di scoperta e di confronto che ha coinvolto sia gli insegnanti sia gli alunni della scuola primaria nell’ambito dei percorsi formativi del Centro studi Bruno Ciari, associazione di enti locali dell’Empolese Valdelsa. Dopo aver sperimentato in prima persona, ragionato e riflettuto attorno ad un video o ad un’immagine, gli insegnanti riproponevano la stessa esperienza ai loro alunni. L’obiettivo era quello di trasformare la classe in una comunità dialogante. Per fare questo, Parri – prendendo spunto dalla metodologia della Philosophy for Children – si serve della filosofia considerata “strumento” in grado di stimolare la propensione alla ricerca di tutte le bambine e i bambini.
A differenza del sottotitolo Laboratorio circolare filosofico bambini-insegnanti che risulta essere chiaro ed esplicito, il titolo Esercizi di distrazione da ciò che sappiamo contiene dell’implicito, dell’occulto, quell’occulto che ci invita ad aprire, sfogliare e leggere il testo per scoprire cosa sono questi esercizi di distrazione, cosa ci distrae. Dall’etimologia del termine, comprendiamo che distrazione non è sinonimo di scarsa attenzione in quanto quest’ultima non scompare ma si concentra verso un’altra direzione. Per Rosaria Parri, distrarsi vuol dire mettere in discussione ciò che sappiamo già, scompigliare le carte in gioco, abbandonare ciò che si deve sapere per forza, decentrare lo sguardo e accogliere l’imprevisto, l’imprevedibile, ciò che spesso non si svela. La pratica della comunità di ricerca, di derivazione lipmaniana e a cui il laboratorio circolare filosofico si ispira, consente di mettere in discussione ciò che è vissuto come ovvio, allena i partecipanti ad affrontare l’incertezza, ad andare a fondo dei dubbi e abitare le domande. Gli esercizi di distrazione dunque diventano esercizi di decentramento, cognitivo ed emotivo, che permettono di uscire dalla caverna di Platone invertendo la direzione abituale del pensiero e mettendo in discussione il nostro rapporto io-tu-mondo. L’autrice crede molto alle possibilità della filosofia o, meglio, alla nostra possibilità di fare filosofia, di compiere questo percorso in prima persona con gli strumenti della ricerca filosofica. Insieme all’amore per la formazione, infatti, la filosofia rappresenta la sua seconda passione come dimostrano i suoi studi, le sue pubblicazioni Mondo comune. Spazio pubblico e libertà in Hannah Arendt, Insegnare la vita pubblica. La scuola come possibilità, e il suo impegno per l’introduzione della filosofia negli istituti tecnici e professionali. Rosaria Parri ha infatti collaborato con Indire sperimentando il progetto “Paths” all’interno dell’Istituto nel quale lavora, un progetto che si articola in tre percorsi tra cui “Paths per parole”, con la finalità di promuovere il pensiero critico attraverso un approccio filosofico.
L’autrice, attualmente insegnante di Filosofia e scienze umane presso l’Istituto tecnico professionale Fermi-Da Vinci di Empoli, si è sempre occupata di educazione e formazione: ha collaborato con l’Università di Firenze come tutor organizzatrice del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, ha condotto laboratori didattici ed è stata tutor di tirocinio indiretto. Si occupa di formazione per insegnanti collaborando sia con le scuole, sia con vari enti come Arci Servizio Civile Nazionale e il Centro studi Bruno Ciari, quest’ultimo particolarmente sensibile al curricolo della Philosophy for Children come dimostrano i corsi di formazione organizzati per docenti di scuola primaria dal titolo “Dialoghi senza confini. Esperienze di Philosophy for Children” e “Se parlo, mi ascolti? Esperienze di Philosophy for Children”. Parri è stata anche insegnante alla scuola primaria e probabilmente questa ventennale esperienza di maestra le ha fatto notare che la scuola necessita di un cambiamento, che spesso le domande dei bambini e delle bambine non trovano spazio per essere ascoltate, valorizzate, messe al centro del processo educativo. Quante volte abbiamo sentito dire che la scuola deve progettare a partire dalle conoscenze che i bambini e le bambine hanno? Tutti, compreso il sistema scolastico italiano, sono consapevoli dell’importanza dell’ascolto, ma quanto tempo-spazio è concesso ai bambini per esprimere i loro pensieri e le loro idee sul mondo? Ancora una volta, sostiene Parri, la filosofia ci può aiutare; ecco perché va praticata anche alla scuola primaria.
Il laboratorio circolare filosofico dunque sembra essere una soluzione pragmatica all’uso-abuso di concetti pedagogici che spesso rimangono solo concetti, perché costituisce uno spazio di comunità democratica in cui ci si ascolta a vicenda, si crea un pensiero condiviso a partire dalle idee di ciascuno rendendo gli alunni realmente protagonisti del loro apprendimento. Rappresenta quindi un esempio di educazione alla cittadinanza, un altro abuso scolastico di cui spesso sentiamo parlare ma poco praticare perché non si può trasmettere l’idea che è importante vivere in comunità o rispettare l’altro attraverso definizioni o concetti senza aver sperimentato cosa significa vivere in comunità, sentirsi parte di un gruppo, condividere ricchezze e fragilità, accogliere la diversità. Nella comunità di ricerca, e nel laboratorio filosofico circolare, questo è possibile.
La metodologia proposta da Rosaria Parri coinvolge in prima persona gli insegnanti, insegnanti che probabilmente avvertono che qualcosa a scuola va cambiata e – come sostiene la stessa autrice – “chiedersi ogni giorno che cosa significhi insegnare e come si può migliorare questa professione è già un buon punto di partenza”. Maestre e maestri che scendono in campo, che sperimentano, che si mettono in gioco per imparare con i loro alunni. Una proposta, quella di Parri, che distrugge il muro che separa l’insegnante dall’alunno: entrambi sono posti sullo stesso piano, riflettono sugli stessi materiali consapevoli che possono imparare l’uno dall’altro.
Il volume, oltre ad indicare gli strumenti del laboratorio circolare filosofico e i principi ai quali si ispira, documenta alcune delle attività svolte. Il testo si presenta come una guida, una raccolta di suggerimenti, di attività replicabili a scuola o in altri contesti per tutti coloro che credono nelle pratiche dialogiche e nel potere del dialogo come allenamento del pensiero.
Il laboratorio circolare filosofico è un luogo di “distrazione” dalle domande di controllo che spesso gli insegnanti pongono: l’obiettivo non è la valutazione ma lo sviluppo del pensiero critico, di un atteggiamento di riflessione sul mondo, su ciò che ci circonda perché i bambini, prima ancora dei filosofi, si pongono interrogativi, indagano, ricercano risposte.
Stare in cerchio, ascoltare l’altro, scoprire la sua lettura del mondo permette di accompagnare i bambini e le bambine a pensare con la propria testa con l’aiuto della filosofia, che ci permette di distrarci da ciò che sappiamo già, di vedere il senso laterale delle cose e di abbandonare la nostra zona di comfort aprendoci a più punti di vista. La scuola ha bisogno di più momenti di distrazione, di occasioni di ascolto dove poter filosofare insieme, in cui le domande dell’insegnante e dei bambini e delle bambine prendano vita abitando lo spazio della discussione.
L'autrice
Maria Domenica Licata Caruso si è laureata in Scienze della formazione primaria all'Università LUMSA di Palermo con una tesi dal titolo Pedagogia dell'ascolto, pratiche filosofiche e albo illustrato. Il lavoro di ricerca ha analizzato il curricolo della Philosophy for Children come spazio per accogliere le domande dell'infanzia e dar loro la possibilità di esprimersi in comunità di ricerca, con un approfondimento sulle pratiche filosofiche che prevedono la lettura dell'albo illustrato.
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