Fantasy o Horror? L’insegnamento della storia "Made in Italy" nelle nuove Indicazioni Nazionali

Continuano a far discutere le nuove Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione: il controverso documento (mai stato più appropriato l’aggettivo nazionali) esordisce con un vago concetto di persona, facendolo risalire al diritto romano; sostiene che “l’allievo… non sceglie di desiderare di imparare” (pag. 9) disfacendo in poche parole secoli di studio sulla libertà in educazione, confinandola a una coercizione che manda in esilio l’esperienza della curiosità. Ripetute citazioni in latino sparse come epigrafi qua e là… ed ecco che il “maxima debetur puero reverentia” si riconverte improvvisamente in “maxima debetur magistro reverentia”: reverenza al maestro; si identifica il cuore pulsante della nostra democrazia tra Atene, Roma e Gerusalemme sfiorando l’idea della rinascita dell’Impero Romano.

Fino a qua siamo al genere “Fantasy” che del resto trova ampio spazio nelle Indicazioni sull’insegnamento della letteratura. Ma dove comincia l’“Horror” e qual è il confine con il “Fantasy”? Ci addentriamo nella parte dedicata all’insegnamento della storia che esordisce, come ormai è tristemente noto, con “Solo l’Occidente conosce la Storia. Ha scritto Marc Bloch: "I greci e i latini, nostri primi maestri, erano popoli scrittori di storia. Il cristianesimo è una religione di storici. […] è nella durata, dunque nella storia, che si svolge il gran dramma del Peccato e della Redenzione" (pag. 68). Anzitutto potrebbe trarci in inganno facendo credere che “solo l’Occidente conosce la storia” lo abbia scritto Bloch: leggendo con attenzione nel documento le virgolette partono dopo questa frase e la citazione non è evidentemente sua. Accostarla al suo nome può essere stata una leggerezza o una distrazione ragionata. In ogni caso, il pensiero dello storico francese è che il cristianesimo è, per essenza, una religione storica nel senso che la sua dottrina fondamentale poggia su una ricostruzione degli avvenimenti della storia lineare utile a modellare consenso intorno alla propria ideologia.

Sarebbe fin troppo ovvio constatare che è stato citato a sproposito o diciamo mal interpretato. Necessario ricordare che, impegnato in prima persona della lotta partigiana, Marc Bloch è stato arrestato e fucilato dalla Gestapo nel 1944 e che la pagina della Resistenza è completamente assente nelle indicazioni sull’Insegnamento della storia. La distanza abissale tra il professore partigiano e questo documento è ancora più eclatante in un passaggio successivo proprio al confine tra Horror e Fantasy: “Anziché mirare all’obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente magari alla luce delle diverse interpretazioni storiografiche, è consigliabile percorrere una via diversa” (pag.70). Attenzione qui al punto esclamativo dopo la parola bambini che denota una gerarchia di inferiorità rispetto ai maggiori di età.

E poi quale sarebbe questa via diversa da percorrere? Non si sa, ma certamente diametralmente opposta al pensiero di Bloch e alla rivista Annales d’historie èconomique et sociale o Les Annales, da lui fondata insieme a Lucien Febvre, che promuoveva una metodologia ispirata al concetto di storia globale e al rapporto critico con le fonti. La storia è anzitutto ricerca – sosteneva Bloch – non considerare le fonti vorrebbe dire stravolgerne il senso più autentico. Jacques Le Goff, continuatore del movimento de Les Annales, considerava di primaria importanza il rapporto tra insegnamento e ricerca basato sull’analisi dei documenti storici anche nei laboratori a scuola. Se ne Les Annales, insegnamento e ricerca della storia vanno di pari passo, nelle “illuminate” indicazioni cala un buio impietoso che considera i bambini non in grado di leggere e interpretare le fonti. Analizzare le fonti sarebbe irrealistico, quando invece sarebbe realistico in questo modello di insegnamento un progetto di storia dove “Non è pertanto necessario che i discenti imparino tutto ciò che di più o meno notevole è avvenuto in ciascuna epoca, bensì che apprendano quanto è stato davvero determinante, in primo luogo nella vicenda storica italiana” (pag. 70). Sì, ma chi seleziona cosa è stato determinante nella tanto decantata “vicenda storica italiana”?

Del resto, come nei migliori romanzi di fantascienza “La dimensione narrativa della storia è di per sé affascinante” (pag.70). Quindi abbandoniamoci all’avventura fantascientifica ed emozionante della storia italica, marciamo come bersaglieri sulle note incalzanti del Risorgimento e non lasciamoci frenare dalla ragione delle fonti che magari potrebbe aprire uno spiraglio di comprensione del mondo. Questi concetti apparentemente vaghi hanno un’ideologia ben chiara: costringere bambine e i bambini, soprattutto stranieri, a un modello di storia “Made in Italy” già fallito e per di più rimpastato in una prospettiva eurocentrica: in piena coerenza con i suoi redattori come Galli della Loggia.  Il problema è che Bloch aveva una lettura completamente diversa: non ha mai messo enfasi sulla storia nazionale, metteva in guardia rispetto a semplificazioni che distinguono tra noi e altri. Leggiamo in Apologia della storia (Einaudi, 1998) “Quanto più facile scrivere a favore o contro Lutero che scrutarne l’anima” (pag. 105) e più avanti “Non comprendiamo mai abbastanza. Chi è diverso da noi – straniero – passa certamente per un cattivo” (pag. 106) e in un altro passaggio: “Capita che per raggiungere la chiarezza è proprio fino al presente che si deve arrivare” (pag. 38). Le indicazioni sull’insegnamento della storia che magicamente si tramutano in programmi e con la stessa bacchetta magica dovrebbero diventare libri di testo si fermano invece a inizio degli anni Novanta – a Mani Pulite – quando neanche esistevano i social, per dirne una.

Non è la storia come narrazione che preoccupa, ma questa narrazione priva di cura delle fonti, di ragionamento sul presente, di apertura culturale. E tra Horror e Fantasy prevale la Fiction dove è difficile distinguere tra storia e mito e riconoscere fino in fondo il valore della libertà della coscienza che la storia può creare. Un modello che può comportare il rifugio in una realtà fittizia, alienante. Tra Horror, Fantasy e Fiction il mio spazio termina qui. Per tutto il resto rimanderei alle fonti – “Nuove Indicazioni 2025" –da leggere insieme ai ragazzi e, perché no, ai bambini: ottimo documento per comprendere in maniera inequivocabile il rapporto distorto tra ideologia e studio della storia. Certamente gli studenti ne sapranno trarre insegnamenti che, chissà, potrebbero essere utili anche a chi ha avuto l’audacia di scriverlo.

Paolo Vittoria è professore di Pedagogia generale e sociale all'Università degli Studi di Napoli Federico II.

Foto di Giorgia Montanari.