Matematica, architettura e utopia sociale: il familistère di Guise | Mathematics, Architecture, and Social Utopia: the Familistère of Guise

I concetti aritmetici e geometrici hanno permesso di progettare uno spazio vitale collettivo in cui ogni dettaglio mira a migliorare la vita quotidiana degli abitanti. Una vera lezione di armonia tra struttura, funzionalità e valori sociali. La storia del familistère di Guise è un’immersione nel cuore di un modello unico di architettura sociale che unisce estetica, efficienza e solidarietà. La matematica può contribuire a costruire un mondo più equo e innovativo basato sul modello dell’educazione integrale.
Ogni anno il 14 marzo, durante la Giornata internazionale della matematica (IDM) ogni paese in tutto il mondo è invitato a partecipare organizzando attività ed eventi dedicati sia agli studenti sia a tutta la cittadinanza coinvolgendola in spazi come piazze e parchi che stimolino un’educazione matematica non formale. Ogni anno viene assegnato un tema comune da sviluppare per rendere la festa densa, stimolante, creativa e generare inter-connessioni e le plurilogiche che s’intrecciano tra la matematica e tutti i tipi di campi. Il tema dell’IDM 2025 celebra la creatività insita nelle scoperte matematiche e nell’arte che ha un valore sociale, popolare e democratico. Usare la matematica nell’arte apre le porte a nuove idee, al bello che si nutre nell’educabilità in una prospettiva sociale e collettiva. Per prepararsi al tema dell’IDM 2025 potrebbe essere utile ripercorre le vicende di un’esperienza che ha strutturato l’alleanza tra matematica ed architettura per l’utopia sociale: la storia del familistère di Guise.
Nello studio dell’arte antica è abbastanza evidente la connessione tra architettura e matematica. Riflessioni pratiche e scientifiche sembrano a prima vista alimentare questo rapporto, ma un tempo anche il misticismo svolgeva un ruolo importante. Si pensi al campo delle proporzioni e all’uso del rapporto aureo utilizzato da Fidia nella progettazione del Partenone.
Oggi la progettazione delle costruzioni è stata completamente stravolta dall’arrivo dello strumento informatico e da potenti algoritmi dietro i quali la matematica è onnipresente.
Caso atipico che merita una riflessione più attenta è il familistère di Guise: mucchio di mattoni per alcuni, utopia realizzata per altri, è l’opera di un uomo riflessivo che ha saputo utilizzare socialmente una matematica semplice.
ll familistère (o familisterio) situato vicino al villaggio di Guise, nel nord della Francia, è un edificio particolare risalente alla seconda metà del XIX secolo. È stato progettato da Jean-Baptiste André Godin, un industriale che vendeva stufe in ghisa e voleva rendere la vita dei suoi dipendenti più facile.
L’obiettivo del familistère era quello di creare una città nella città: gli operai e le loro famiglie erano alloggiati vicino alla fabbrica in appartamenti-tipo della classe media e la maggior parte di loro veniva da ambienti più modesti. Avevano accesso al riscaldamento centralizzato e ad altre strutture come una scuola per bambini, una piscina e un giardino pubblico. Ogni famiglia aveva accesso a riscaldamento centrale, docce e servizi igienici, che all’epoca erano un lusso.
Infine, i lavoratori più anziani avevano diritto a una pensione, il che costituiva un fatto sociale innovativo in quel momento storico.
Oltre a questi vantaggi sociali, gli appartamenti erano dimensionati e progettati in modo tale che nessuno si sentisse svantaggiato: le dimensioni delle finestre che danno all’esterno sono state calcolate in modo da fornire tanta luce a tutti. Inoltre, un cortile interno dà accesso supplementare alla luce del giorno.
La struttura del luogo offre molte possibilità per progettare attività intorno alla matematica: si può chiedere ai propri studenti di calcolare l’area dell’edificio, valutare la dimensione delle finestre in base alla loro posizione sulla facciata e comprendere come possano fornire abbastanza luminosità durante il giorno e impedire di assorbire o cedere calore rispettivamente in estate o in inverno.
In alternativa, ci si può anche allontanare dall’architettura, utilizzare la matematica per comprendere la quotidianità, calcolando la quantità di stufe prodotte ogni giorno, valutando l’andamento del numero di persone che hanno vissuto in questa struttura.
Le riflessioni di Godin hanno portato alla costruzione di un’idea popolare diffusa anche tra i ricchi industriali del XIX secolo che pensavano di dover assicurare ai loro lavoratori il necessario per condurre una vita soddisfacente.
Sebbene questa idea abbia goduto di una certa popolarità in Francia e negli Stati Uniti, la maggior parte dei tentativi sono falliti perché non erano sostenibili. Tuttavia, contrariamente alla tendenza dominante, il familistère funzionò e funziona ancora: centocinquant’anni dopo, la fabbrica esiste ancora e le famiglie degli operai dell’epoca risiedono nelle parti non attrezzate per il museo.
Si può visitare il familistère e conoscere la storia del luogo: è a due ore di macchina da Parigi e Bruxelles.
Nato nel 1817 nella parte settentrionale dell’Aisne, Jean-Baptiste André Godin apprende la lavorazione dei metalli come fabbro. Completa la sua formazione e nel 1837 crea una società di produzione di stufe in ghisa il cui successo gli permette di lanciarsi nella realizzazione del suo Palais social, il familistère di Guise. I lavori di questa unità abitativa collettiva riservata ai suoi dipendenti iniziano nel 1858. Godin realizzerà la progettazione di tutti gli edifici senza avvalersi dell’esperienza di un architetto professionista.
Nulla è lasciato al caso. Qui si superano le ragioni estetiche o gli ipotetici usi del numero aureo per proporzioni armoniose, la progettazione è dettata dalla realizzazione di salute e benessere comuni: l’esiguità delle strade e dei cortili interni è allora messa in discussione dagli igienisti, che raccomandano un’altezza dell’edificio almeno uguale alla larghezza della strada (Epron, 2004).
Le dimensioni delle stanze e la loro disposizione sono anche riflesse secondo semplici criteri geometrici:
Le porte sono posizionate ad un angolo dal fondo della stanza, in modo che si possa posizionare un letto grande, per quanto possibile, in due direzioni diverse, in ogni camera, con il suo comodino al capezzale, e che la porta, posta oltre il letto, sia sempre abbastanza lontana dall’altro angolo della stanza per lasciare spazio a un mobile (Godin, 1871, pp. 451-452).
Godin dà poi nel suo libro Solutions Sociales (1871) i risultati dei suoi calcoli di ottimizzazione in questo quadro. Giustifica l’interesse dell’alloggio collettivo con un calcolo semplice.
Immaginando di poter disporre tutti gli edifici del familistère in file organizzate al piano terra, si otterrebbe uno sviluppo lineare di 2200 metri e la popolazione sarebbe sparsa su una distesa di due o tre chilometri in ogni direzione. Le gallerie, dal muro alla ringhiera, hanno misure precise e calcolate opportunamente: la larghezza di 1,30 m, la ringhiera è alta 1 m, le sbarre hanno forma tondeggiante, diritte e distanza tra loro 0,12 m; nessun bambino può passare la testa tra queste sbarre, né salire sulla ringhiera (Godin, 1871).
Per la struttura delle scale si sceglie la forma semicircolare perché
è la più comoda per tutte le età della popolazione; dal lato della rampa il bambino trova gradini stretti che sale tenendosi alle sbarre, e i grandi, dal lato opposto, trovano questi gradini più larghi e più adatti ai loro passi (ibidem, p. 450).
Le dimensioni dei gradini obbediscono anche alle formule di Blondel, che tengono conto della lunghezza media del passo di un uomo, del giro e dell’altezza dei gradini.
La luce è una componente fondamentale nel contribuire alla qualità della vita all’interno degli edifici; costituisce a tutti gli effetti un esempio di ciò che Godin definisce gli “equivalenti della ricchezza”, che devono essere equamente distribuiti tra i residenti. Così, le finestre si restringono salendo nei piani: la luce è abbondante nelle altezze mentre bisogna compensare, al piano terra, l’ombra portata dai corridoi. Godin fornisce nel suo lavoro principale tutte le dimensioni delle aperture, perché gli è sembrato
utile raccogliere questi dati principali che, sebbene molto semplici in apparenza, possono evitare molte ricerche a chiunque voglia affrontare seriamente lo studio della riforma architettonica dell’abitazione umana, nell’interesse del progresso sociale (ibidem, p. 455).
Godin afferma che il piacere di ciascuno è aumentato del piacere di tutti (Godin, 2009). L’industriale mira a fornire ai suoi dipendenti “equivalenti di ricchezza”: il comfort e la salubrità degli interni borghesi. La forza del collettivo permette di ottenere per tutti un livello di comfort equivalente a quello della borghesia.
Ma a differenza della classe borghese, è ottenuto indipendentemente dalla ricchezza monetaria o patrimoniale.
Dell’utopia sociale in pratica
Godin inizia la costruzione del familistère nel 1859. Si tratta di un neologismo, formato dalla parola phalanstère[1] creata da Charles Fourier e dal termine “famiglia”, unità sociale essenziale nel suo approccio e nella sua concezione della società. Charles Fourier (1772-1837) è l’autore di una dottrina originale che si basa sull’idea che se l’interazione attrattiva partecipa nel governare il mondo fisico, come ha dimostrato Newton, allora essa deve agire anche nel mondo sociale. Trasponendo questa legge nei rapporti umani, egli elabora un sistema in cui uomini e donne con caratteri diversi e complementari sono raggruppati in combinazioni secondo quella che egli chiama la legge dell’“attrazione appassionata”. Secondo Fourier, l’uomo è mosso da passioni che devono essere soddisfatte e non contrarie, e solo la loro libera espressione permette di realizzare l’armonia universale. L’organizzazione sociale si basa sulla “falange”, raggruppamento di 1620 individui che vivono in un phalanstère e praticano attività che permettono loro di esprimere i propri gusti e le proprie inclinazioni naturali e di sviluppare tutte le proprie facoltà. Ogni falange alterna così la pratica di diversi mestieri. Il falanstero è un luogo di vita, lavoro e piacere, che si autosostiene pur essendo aperto verso l’esterno. L’educazione, da parte sua, deve permettere lo sviluppo delle facoltà del bambino e la massima espressione possibile della sua individualità.
La costruzione del familistère di Godin di è terminata nel 1882, richiede 10.000 mattoni, si estende su quattro ettari e ospita 1300 abitanti nel 1914, ovvero un sesto della popolazione della città.
Jean-Baptiste Godin e Marie Moret, la sua seconda moglie, scrivono regolamenti rigorosi e pubblicano un giornale. Organizzano anche delle feste: la festa dell’infanzia dal 1863 e la festa del lavoro dal 1871.
Si svolgono nel cortile interno del padiglione principale, rispettivamente nei mesi di maggio e di settembre. La festa del lavoro si svolge qui in una logica di concordia sociale, non di lotta di classe.
Il cortile interno è oggi visitabile, si tratta dell’immagine emblematica del familistère, con il suo chilometro di corridoi. Qui si percepisce pienamente l’aspetto austero ed efficace che Godin dà al suo familistère. Godin è meticoloso e progetta tutto da solo nell’architettura del suo Palazzo sociale: articolazione dell’insieme nell’omogeneità.
Progetta perfino i materassi delle cinquanta culle della pouponnat, oggi purtroppo scomparsa. Godin è ben lungi dall’essere un utopista, si preoccupa di procurarsi tutti i mezzi per realizzare il suo ideale sociale.
E per lui questo ideale passa nell’architettura prima e nel pensiero matematico successivamente: un’architettura ragionata. L’organizzazione si basa su tre edifici di abitazioni che affacciano su ampi cortili arieggiati. I 500 appartamenti hanno diverse stanze e sono dotati di riscaldamento e del recupero dei rifiuti. Dietro i padiglioni si trovavo l’asilo nido distrutto nella prima guerra mondiale.
L’edificio dei negozi cooperativi si trova di fronte all’ala sinistra del Palazzo sociale. Di fronte a quest’ultimo si ergono il teatro di mille posti costruito nel 1870 e le scuole. Il giardino è stato creato nel 1858, si compone di un orto, un frutteto e un giardino del “piacere”. Il tutto è decorato con fontane scolpite e un “padiglione rustico”, una capanna in legno con tetto di paglia. Questo padiglione è stato progettato in opposizione alla modernità del familisterio.
Godin concepisce il familistère in uno spirito auto-gestionale. Alcuni lo ritengono il padre dell’economia sociale. Crea un sistema di previdenza sociale per i suoi operai e impiegati nel 1860. Godin si trasferisce nel suo Palazzo sociale nel 1868. Pubblica Solutions Sociales nel contesto della sanguinosa Comune di Parigi. Invia il libro a diverse biblioteche del mondo per diffondere le sue idee. L’opera è un manifesto della città industriale ideale, mentre l’Esposizione universale del 1867 mette in luce la città operaia di Mulhouse. Quest’ultima incarna l’ideale della piccola casa individuale, della proprietà privata. La moralizzazione della vita operaia passa così attraverso il suo isolamento.
Ma Godin pone dei limiti in Solutions Sociales, difende la forza della vita collettiva. Godin scrive allora:
I difensori delle piccole case non si accorgono che uscendo un po’, dalla piccola casa, si vede spuntare la capanna del selvaggio [...]. Nelle campagne, il mendicante in brandelli possiede un tetto e un giardino. [...] L’isolamento delle case non è solo inutile, ma anche dannoso per la società (Godin, 1871, pp. 408-10).
Il dibattito sull’abitazione operaia, che esita tra l’edificio collettivo e le case individuali diventa vivace. Godin completa la sua opera nel 1874 con il testo La richesse au service du peuple. Le familistère de Guise in cui sancisce che il il Palais social non è altro che il palazzo del lavoro, quindi il palazzo sociale del futuro.
La parità è rispettata nella gestione del familisterio: la parità di retribuzione tra i sessi e il diritto di voto per tutti. Godin crea un fondo di emergenza nel 1877, per coprire i rischi di malattia, di infortunio sul lavoro e alla pensione a sessant’anni. Un sistema di contributi permette di pagare un medico in caso di necessità. L’industriale riduce la giornata lavorativa a dieci ore, contro le quattordici-sedici previste nell’ Europa dell’epoca. I profitti dell’azienda finanziano le casse di soccorso e le scuole.
Godin progetta anche un ruolo essenziale dell’educazione, sia degli adulti che dei bambini. Egli punta all’elevazione morale e intellettuale dei suoi operai, al fine di liberarsi dalla dipendenza dalla borghesia. La scuola è mista, laica e obbligatoria fino ai quattordici anni (contro i dieci nella legge allora in vigore).
Godin è anticlericale, mette in atto una sorta di culto del Lavoro, una specie di entità che fa parte della natura umana e che gli permette di raggiungere la sua essenza ed è di fatto la sua ragione d’essere.
Per un’educazione integrale
Nel cuore del familistère si trova una scuola gratuita, laica, mista e obbligatoria fino a 14 anni. Godin non esita a intraprendere uno studio statistico delle misure più diverse dei bambini per costruire un mobilio scolastico adatto. Inoltre, sua moglie svilupperà un metodo per insegnare il calcolo ai bambini più piccoli, l’aritmetica è considerata una disciplina essenziale nel familistére.
Per i riformatori radicali, l’educazione per tutti è una chiave della trasformazione sociale. Si tratta di formare l’uomo nuovo. Charles Fourier chiama “integrale” l’educazione che abbraccia tutti i dettagli del corpo e dell’anima.
La concezione fourierista dell’educazione, ammirata da Godin, viene messa in pratica nel familistère.
Il discorso di Fourier sull’educazione dei bambini si basa sul rifiuto di tutti i sistemi educativi sviluppati antecedentemente e su una critica violenta dell’educazione nella società dell’epoca, che egli chiama “educazione civilizzata”[2].
Incoerenza, pratiche dell’assurdo, tutto è male in essa, a cominciare dal fatto che essa determina un’impalcatura sul bambino, trattandolo come un individuo minore basandosi sulla coercizione. Secondo Fourier, al contrario, il bambino è un individuo a pieno titolo e questo fin dalla più tenera età. In materia di educazione, Fourier pratica il principio dell’écart absolu[3] e prende in considerazione una pedagogia fondata sulla piena libertà del bambino e la ricerca del piacere come unico e solo motore. Rifiutando l’egualitarismo e l’uniformità, le sue concezioni educative mirano invece all’espressione di individualità e singolarità. L’unica forza del bambino è la ricerca della soddisfazione delle sue passioni. Ma in virtù del principio di attrazione che regola la società armonica, questa non è un’iniziativa egoistica, individuale; al contrario, è un’iniziativa interamente rivolta verso il collettivo, subordinata al bene comune (Fourier, 2006).
Jean-Baptiste André Godin si è formato da autodidatta e considera che l’istruzione sia il più significativo tra gli equivalenti della ricchezza da garantire nel Palazzo sociale. L’educazione e l’istruzione costituiscono la condizione necessaria per l’emancipazione delle classi popolari, il fondamento della vasta riforma sociale che egli proietta.
Al familistére, l’educazione deve essere accessibile a tutti e coinvolgere tutte le abilità dei suoi abitanti. È gratuita, e mista per essere conforme a ciò che Godin chiama una “regola naturale”.
È anche laica e obbligatoria fino a 14 anni. L’educazione al Palazzo sociale è, infine, integrale, nel senso di Charles Fourier: intellettuale, fisica e morale. I servizi per l’infanzia comprendono tre dipartimenti: l’asilo nido per bambini dai 15 giorni ai 4 anni, la scuola materna per bambini dai 4 ai 6 anni e la scuola elementare per bambini dai 6 ai 13 anni All’interno di questi istituti, i bambini sono suddivisi in sette classi d’età.
Possono poi entrare in apprendistato nei laboratori industriali o nei servizi del familistère, a meno che non abbiano un’altra vocazione.
L’educazione al familistère non è limitata all’infanzia e all’adolescenza: deve essere non solo integrale ma anche permanente.
Il teatro, con il suo programma di conferenze e spettacoli, o la biblioteca aperta la sera per i lavoratori che possono frequentare lì il dopolavoro, completano l’ampio progetto educativo di Godin.
Secondo Godin, l’educazione deve contribuire allo sviluppo intellettuale e fisico armonioso del bambino. Infonde le regole della vita in società e le conoscenze che saranno utili. L’apprendimento delle materie generali (scrittura, lettura, matematica, geografia e storia è accompagnato da corsi di ginnastica e lavori manuali. Le lezioni trovano un prolungamento al teatro per lezioni di declamazione, o al giardino di “piacere” per un’iniziazione al giardinaggio.
Il metodo educativo in vigore nel familistère si ispira ai lavori dei pedagoghi contemporanei di Godin. Prende in prestito da Marie Pape-Carpantier con la quale il fondatore corrisponde durante la progettazione dell’asilo. Si ispira anche ai metodi basati sul gioco, l’esercizio e la manipolazione sviluppati dal tedesco Friedrich Froebel.
L’istruzione, curata da insegnanti professionisti, è attraente. Utilizza materiali pedagogici moderni: sillabari, contatori, giochi di costruzione, armadietti mineralogici, carte murali. Le punizioni corporali sono vietate, e il volontariato è la regola difesa da Godin. Gli studenti sono incoraggiati da un sistema di premi e complimenti. Viene istituita la già citata festa dell’infanzia, creata nel 1863.
Molte personalità impegnate nella riforma del sistema educativo hanno visitato il familistère per scoprire le sue istituzioni modello. Tra questi, il pedagogo anarchico Paul Robin, l’editore di periodici illustrati di pedagogia nuova Jules Delbruck e Jean Macé, militante per l’educazione popolare e fondatore della Ligue de l’enseignement nel 1865.
Per Jean-Baptiste André Godin, l’educazione di tutti i bambini è il più prezioso degli equivalenti della ricchezza prodigata al familistère. La scuola del Palazzo sociale è un prolungamento dell’abitazione. Il cortile del padiglione centrale è il suo parco e la piazza il suo parco giochi.
Inoltre, le aule sono in numero sufficiente per organizzare un insegnamento moderno per classe d’età. Se ogni aula è dedicata agli studenti della stessa classe di età, è possibile dotarla di un arredamento adatto alle loro esigenze fisiologiche particolari. Godin studia a lungo questa questione. Si informa sulle raccomandazioni degli igienisti e degli educatori. Il tipo dell’ufficio a due posti, che appare come una novità all’Esposizione universale di Parigi nel 1867, gli sembra preferibile alle grandi panchine collettive delle scuole comunali contemporanee. Facilita l’insediamento degli studenti e la circolazione in classe.
L’industriale conduce uno studio statistico sulla popolazione di 400 bambini e giovani adulti del familistère, tra i 2 e i 20 anni.
Egli trae una serie di conclusioni sulle proporzioni del mobile[4]:
l’altezza della panca deve essere un quarto della taglia del bambino; l’altezza della parte superiore della panca al bordo del pulpito del quinto di questa taglia; la distanza tra la panca e il bordo del banco deve essere sufficiente per permettere al bambino di stare in piedi senza lasciare il suo posto.
Nel gennaio 1873, fa realizzare dai laboratori della fabbrica del familistère i prototipi di quattro modelli di tavoli-panche, prima di produrli per equipaggiare le scuole del familistère e, spera, anche le scuole elementari della Repubblica.
L’edificio scolastico situato a est, dal lato degli economati, è stato riconvertito dopo il 1918 in biblioteca-museo. Ospita la biblioteca comunale dell’Associazione cooperativa del capitale e del lavoro nel 1968. Le facciate e i tetti delle scuole sono stati classificati come monumenti storici nel 1991. Sono state restaurate insieme a quelle del teatro nel periodo 2008-2010, nell’ambito del programma Utopia. Le scuole del familistère sono diventate comunali dopo il 1968, sotto il nome di “scuola Godin”. La scuola materna (a est) e la scuola elementare (a ovest) accolgono oggi circa 130 bambini di Guise.
Critiche e fabbriche di utopie
Nel 1872, Friedrich Engels, coautore del Manifesto del Partito Comunista con Karl Marx, definisce il familistère di Guise un’esperienza socialista diventata alla fine anche essa un semplice focolaio dello sfruttamento operaio. (Engels, 1970)
Le critiche sul familistère emergono a destra come a sinistra sulla scacchiera politica, perché il progetto è visto ora come un esperimento utopistico socialista, ora guidato da un capo d’industria capitalistico e paternalista con i suoi operai. E l’anticlericalismo di Godin porta anche le critiche del clero, sulla mescolanza e la promiscuità. I prezzi bassi delle attività economiche sono visti anche dai commercianti della zona come una forma di concorrenza sleale. In breve, Godin è circondato da nemici.
I valori stabiliti da Godin resistono nel tempo al familistère, e segnano ancora oggi i suoi ultimi abitanti. Gli alloggi sono diventati in parte privati. L’edificio è classificato come monumento storico nel 1991, L’edificio collettivo principale di abitazione e gli annessi sono visitabili. Il familistère è restaurato dall’inizio degli anni 2000 grazie al progetto Utopia. L’ultima fase del progetto iniziata nel 2015, ha per obiettivo riabilitare la sua funzione sociale del familistère, attraverso gli alloggi, ma anche per portare al sito una visibilità internazionale, grazie all’istituzione di un Centro Internazionale delle Fabbriche di Utopie.
Note
[1] Con il termine falansterio il filosofo e politologo francese Charles Fourier agli inizi del XIX secolo indicava la struttura abitativa in cui si svolgeva la vita dei membri dell’unità sociale di base prevista nelle sue teorie.
[2] Per Fourier la parola civilisation è un termine negativo e peggiorativo che marchia la sua epoca. L’essere civilisé non è un bene.
[3] L’écart absolu consiste nel dubitare di tutto ciò che all’interno delle conoscenze passate abbia contribuito a strutturare la società della sua epoca.
[4] Jean-Baptiste André Godin scrive a Charles Potvin, 22 maggio 1873. Edizione digitale a cura di ÉditeurÉquipe du projet FamiliLettres (Familistère de Guise - CNAM) & Projet EMAN (UMR Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne Nouvelle) consultabile su <eman-archives.org/Famililettres/items/show/47400>. La fonte del documento è conservata alla Bibliothèque centrale du Conservatoire national des arts et métiers, Paris.
Riferimenti bibliografici
Engels F., La questione delle abitazioni, Editori Riuniti, Roma 1970.
Epron A., Description du Familistère, in Paquot T. et Bédarida M. (dir.), Habiter l’utopie. Le familistère Godine à Guise, La Villette, Paris 2004, pp. 129-138.
Fourier C., Vers une enfance majeure. Textes sur l’éducation, La Fabrique éditions, Paris 2006.
Godin J.-B. A., La politique du travail et la politique des privilèges, éditions La Digitale, Quimper 2009.
Godin J.-B. A., La richesse au service du peuple. Le Familistère de Guise, La Librairie de la Bibliothèque Démocratique, Paris 1874.
Godin J.-B. A., Lettres du Familistère, Les éditions du Familistère, Guise 2009.
Godin J.-B. A., Solutions Sociales, Le Chevalier éditeur, Paris 1871.
L’autore
Raffaele Cariati è insegnante e coordinatore didattico dei progetti Intercultura per l’Università italiana e Matematica, una questione di metodo per Canalescuola. Formatore per i docenti in servizio all’interno del corso Una matematica per tutti di Canalescuola – De Agostini Scuola. Membro del CEMÉA France (Centre d’Entraînement aux Méthodes d’Éducation Active). Ha curato il volume Esatto! Matematica Facile percorsi per la didattica inclusiva, De Agostini Scuola. Ha redatto il contributo Matematica e scienze. Quale educazione scientifica per una società democratica? in Alfabeto della scuola democratica a cura di Christian Raimo, Laterza 2024.