Editoriale / Sguardi incrociati e contaminazioni di saperi, pratiche e ricerca | Cross-fertilisation of knowledge, practices and research
Educazione Aperta 13/2023
La sezione Primopiano, che proseguirà anche nel numero 14 della rivista, è dedicata a una serie di contributi che descrivono esperienze di ricerca sul campo e di didattica caratterizzate dall’uso di metodi, tecniche e strumenti collaborativi e partecipativi (Decataldo e Russo, 2022; Cappa et al, 2021). I contributi attraversano diversi ambiti disciplinari: quello pedagogico, quello sociologico e quello didattico. La sezione monografica esplora le cornici da cui partire e gli innumerevoli percorsi possibili che attivano e realizzano la co-produzione di conoscenza in contesti formativi rivolti ad adulti, come le università e i cosiddetti percorsi professionalizzanti.
Il presupposto di partenza scelto è che la conoscenza sia l’esito di un processo situato (Lave e Wenger, 2007) e collettivo (Collins, 2007). Ciò implica la necessità di uno sguardo critico sulle categorie culturali naturalizzate e sui rapporti di potere, e fa sorgere nuove e diverse domande: se il sapere viene prodotto nell’interazione tra persone diverse, in un dato luogo e tempo, chi è legittimato a produrre conoscenza? Quali saperi sono riconosciuti come meritevoli di contribuire a queste interazioni? Come è possibile creare ambienti che facilitino lo scambio di conoscenze?
Con questo numero la rivista ha voluto prestare attenzione a tre traiettorie di ricerca ancora poco esplorate: una è quella dell’esplicitazione della conoscenza tacita (Polanyi, 2018); l’altra è quella dell’analisi dei discorsi e delle categorie culturali da denaturalizzare; l’ultima riguarda la sperimentazione di metodi partecipativi nella ricerca e nella didattica universitaria e nella formazione degli operatori e dei professionisti del lavoro educativo e sociale.
Questo lavoro ci riporta a questioni importanti come la democratizzazione del sapere e della sociologia pubblica (Buroway, 2014) e la valorizzazione, accanto ai saperi teorici (quelli che solitamente sono diffusamente riconosciuti), di quelli operativi, legati alle pratiche sociali e alle esperienze di vita quotidiana delle persone. Utilizzare tecniche partecipative nella produzione della conoscenza significa, per noi, mettere a disposizione uno spazio sicuro (Giorgi, Pizzolati e Vacchelli, 2021) in cui le persone possono sentirsi riconosciute e percepirsi, così, capaci (Sen e Nussbaum, 1993) di intervenire e produrre cambiamento sociale.
La sezione monografica si apre con un contributo che aiuta ad orientarci nell’orizzonte teorico e culturale di partenza, per attrezzarci degli strumenti epistemologici e della postura di ricerca che aprono a spazi di azione e esperienze sul campo co-partecipate: Tripi integra il concetto di povertà educativa, di cui evidenzia benefici e potenzialità, ma anche rischi e zone d’ombra, attraverso l’individuazione di contro-narrazioni emerse in una ricerca sul campo sui nidi in Sicilia.
Il successivo contributo porta un’esperienza di sperimentazione della didattica partecipata in ambienti digitali: Vinci analizza un percorso di ricerca-azione attraverso una pratica didattica sperimentale specifica, il workshop tematico on-line. All’interno di un percorso di Istruzione e Formazione di Tecnico Superiore (IFTS), Balleri riporta la specificità di un modulo di orientamento, volto a co-costruire strumenti che permettano di elaborare continuità tra le esperienze professionali e i vissuti personali, superano la precarietà delle transizioni professionali e la difficoltà del reinserimento professionale.
Gli articoli che seguono si aprono alla scoperta delle dinamiche e delle pratiche di co-ricerca in microcontesti locali: Ghezzo, Minsenti, Minutoli, Rizzo e Vizza hanno scritto un articolo a più mani, concentrandosi sull’esperienza di un gruppo di co-ricerca partecipato e interregionale, composto da insegnanti e educatori, volto al confronto di tecniche e strategie didattiche ed educative per la risoluzione di situazioni problematiche e conflittuali nei contesti educativi; Valenzano restituisce un intervento educativo di co-progettazione realizzato nelle valli del Monviso basato sul paradigma dell’animazione socio-educativa dal punto di vista teorico e su quello dello sviluppo di comunità e sui principi della community-based art education come orizzonte pratico al fine di promuovere nei giovani la capacità di progettare e prefigurare scenari possibili di futuro, affinché siano protagonisti di cambiamenti volti al benessere e al miglioramento delle comunità alpine.
Gli ultimi due contributi descrivono ulteriori strumenti utili alla co-costruzione del sapere di docenti e studenti universitari: Culcasi, Pettini e Cinque analizzano un progetto di Service-Learning, basato sul tutoraggio uno a uno, nel quale un gruppo di studenti universitari ha affiancato peer to peer giovani tra i 16 e i 25 anni, sottoposti a misure restrittive della libertà personale; Semblano e Soares delineano le modalità in cui il monitoraggio e il tirocinio universitario possono essere costruiti in modo partecipativo e critico, al fine di attivare processi di costruzione di un sapere collettivo e dell’identità professionale.
La ricchezza e l’eterogeneità dei contributi, proposti da professionisti e ricercatori accademici con ruoli e profili molto diversi, che hanno sperimentato in diversi contesti educativi e territori ricerca e formazione con adulti, utilizzando metodi, tempi, strumenti differenti, è essa stessa un prezioso risultato raggiunto dalla rivista, coerente con il presupposto esplicitato: la conoscenza non può non costruirsi se non dall’interazione di più persone, in un dato momento e luogo. E questo numero ci è sembrato aver incarnato digitalmente - permetteteci l’ossimoro - uno spazio di parola e di riconoscimento reciproco.
La sezione Esperienze e studi ospita due contributi a tema libero. In particolare, in Invisible intersections: thirty years since the Aravaca crime. To imagine and pursue intercultural and anti-racism education, Giada Prisco mette al centro il primo crimine d’odio ufficialmente riconosciuto nella Spagna contemporanea e perpetrato contro migranti domenicani, cogliendo a partire da un approccio qualitativo le questioni originate dall’intersezione tra diverse forme di oppressione, legate al genere, alla classe, all’etnia e alla specifica condizione di immigrazione. Il gruppo di ricerca Keats – Kantiere Educativo per Azioni Trasformative evidenzia e analizza il legame strutturale tra ricerca sociale e formazione, il rapporto tra teoria e pratica in campo educativo, formativo, sociale e pedagogico, ovvero l’esistenza di un rapporto di circolarità tra teoria e pratica, riportando infine esperienze professionali sul campo.
In apertura della sezione Voci, echi & dialoghi, in ricordo di Gianni Minà, Paolo Vittoria intervista Alessandra Riccio che con lui ha diretto “Latinoamerica e tutti i sud del mondo”. Antonio Vigilante propone il tema della valutazione educativa, attraverso la lettura del volume di Cristiano Corsini. Segue la rubrica Democrazia Affettiva, a cura di Renato Palma.
Salutiamo Francesco De Bartolomeis (1918-2023) con un suo scritto inedito sul sistema dei laboratori.
Infine, segnaliamo che da questo numero Antonio Vigilante assume il compito di direttore responsabile di “Educazione aperta”, subentrando a Paolo Fasce che ringraziamo per la disponibilità con cui lo ha assolto in questi anni.
Riferimenti bibliografici
Burawoy M., Per la sociologia pubblica, in "Sociologica, Italian journal of sociology on line" 1, 2007, pp. 1-45.
Cappa et al, Trasformazioni nell’università. Insegnamento e costruzione critica del sapere, Carocci, Roma 2020.
Collins H., Bicycling on the Moon: Collective Tacit Knowledge and Somatic-limit Tacit Knowledge, in “Organization Studies”, 28(2), 2007, pp. 257-262.
Decataldo A., Russo C., Metodologia e tecniche partecipative. La ricerca sociologica nel tempo della complessità, Pearson, Torino 2022.
Giorgi A., Pizzolati M. e Vacchelli E., Metodi creativi per la ricerca sociale. Contesto, pratiche, strumenti, Carocci, Roma 2021.
Lave J., Wenger E., L’apprendimento situato. Dall'osservazione alla partecipazione attiva nei contesti sociali, Erickson, Trento 2006.
Polanyi M., La conoscenza inespressa, Armando editore, Milano 2018.
Sen A., Capability and Wellbeing, in M. Nussbaum, & A. Sen (Eds.), The Quality of Life, Clarendon Press, Oxford 1993, pp. 30-53.