Conflitti e visioni educative dall’America Latina. Un’introduzione | Conflicts and educational visions from Latin America. An introduction
L’America Latina è una geografia essenziale per molte donne e uomini che camminano nell’orizzonte della pedagogia critica. Lo è dal punto di vista teorico, politico e spirituale, in modi che scombinano le separazioni che in genere vengono poste tra questi piani. Il continente, infatti, ha costituito il contesto primo di riflessione e azione di molti pensatori e pensatrici cardinali – Paulo Freire, Augusto Boal, José Martí, Aníbal Quijano per citarne solo alcuni – la cui eredità è stata raccolta e viene ricreata dalle esperienze educative che sono al centro di molti dei contributi di questo Primopiano. Nel continente inoltre sono fiorite alcune delle traiettorie politico-pedagogiche più significative di sempre: basti pensare ai movimenti sociali contadini e urbani, indigeni, afrodiscendenti, ecologisti, di donne, studenti, lavoratori che, negli ultimi decenni, si sono costituiti non solo come attori di giuste rivendicazioni sociali ma soprattutto come spazi di sperimentazione educativa, in cui maturare, a partire da vissuti di esclusione e soggezione, modi differenti di essere, vivere insieme, leggere la realtà e trasformarla. A un livello ancora più profondo, queste esperienze di resistenza e lotta hanno saputo incarnare una mistica politico-pedagogica continentale che, se da un lato, non si sottrae al sapore amaro di una realtà intessuta di diseguaglianze e ingiustizie storiche, dall’altro, non cede alla disperazione e tenacemente ricerca e pratica vie altre.
È nel solco di questa mistica politico-pedagogica audace che si collocano i contributi che seguono e che sono tesi a delineare le prospettive future dell’educazione in America Latina, alla luce di uno scenario attuale carico di ambivalenze. Negli ultimi decenni, infatti, il continente si è confermato un laboratorio di politiche sociali e educative, anche per l’affermazione di governi progressisti che sono sorti dal basso o si sono legittimati come tali. Seppure con limiti più o meno significativi a seconda dei diversi contesti nazionali, si sono registrati notevoli cambiamenti, che hanno permesso da una parte di contrastare le diseguaglianze, garantendo l’accesso all’educazione anche da parte di gruppi sociali esclusi; dall’altra di promuovere delle trasformazioni nei sistemi e nelle pratiche educative, al fine di valorizzare le molteplici differenze che abitano il continente, in primis quelle espresse dai popoli indigeni e afrodiscendenti. L’esempio più emblematico è senz’altro l’introduzione di una nuova carta costituzionale sia in Ecuador che in Bolivia. Il presente, tuttavia, appare contraddittorio e complesso – anche se troppo spesso semplificato nel dibattito pubblico italiano. Se la reazione conservatrice, infatti, avanza, in genere in modo autoritario, all’interno dell’apparato statale di molti paesi, allo stesso tempo, il campo della conflittualità sociale appare vivace e in continuo mutamento: al fianco delle traiettorie politiche più mature compaiono nuove soggettività e istanze sociali. È emblematico a questo proposito l’eterogeneo panorama del femminismo, che ha saputo attivare un processo di azione-riflessione comune a molte esperienze di oppressione, resistenza e lotta, riuscendo spesso a valicare i confini nazionali.
In questa cornice, la centralità dell’educazione si manifesta in diversi aspetti:
- Sul piano dei contenuti, è un tema chiave dell’agenda di privatizzazioni neoliberiste propria dei governi reazionari che stanno prendendo piede nel continente ma è anche al cuore delle proteste popolari – soprattutto quelle esplose in Cile a ottobre del 2019 – tese ad affermare, difendere o promuovere l’educazione come un diritto di tutte e tutti.
- Sul piano epistemologico, è attraversata dalla lotta per il riconoscimento di saperi e visioni del mondo altri rispetto al pensiero unico eurocentrico, storicamente imposto ai popoli latinoamericani.
- Sul piano metodologico, caratterizza le comunità di impegno, che si configurano come contesti di educazione critica rispetto a coloro che vi partecipano ma anche rispetto alla società più ampia.
- Sul piano della rappresentazione, gli spazi dell’educazione formale, non formale e informale sono il terreno privilegiato di una battaglia tra opposte letture della realtà. La categoria della colonialità del potere e del sapere, elaborata da Anibal Quijano e da altri autori, è cruciale per comprendere il sostrato sociale e la posta in gioco di questa battaglia.
A partire da percorsi di ricerca oppure da esperienze educative, i saggi pertanto mettono in luce alcune delle sfide sociali e educative più rilevanti che coinvolgono il continente. L’articolo di Edgar Serrano Il fattore speranza nel contesto di un continente in trasformazione offre un’analisi dei mutamenti e dei conflitti che stanno attraversando l’America Latina, pertanto delinea la cornice generale entro cui si possono situare anche gli altri contributi. Dopo aver messo in luce i punti di forza, le contraddizioni e le fragilità del primo ciclo progressista, che ha interessato l’America Latina nei primi anni 2000 rilanciando le mobilitazioni dei decenni precedenti, l’autore illustra le ragioni della speranza affermando che un secondo ciclo progressista è in gestazione e si può già intravedere, al di là della rimonta neoliberista. Mi fa piacere sottolineare che proprio nel corso di un confronto con Edgar Serrano è nata l’idea del titolo di questo numero di “Educazione Aperta”.
Gli articoli successivi possono essere suddivisi idealmente in tre gruppi. I contributi del primo gruppo propongono una riflessione su percorsi educativi consolidati, che mettono a frutto sul piano teorico-pratico le lezioni fondamentali delle pedagogie latinoamericane. I contributi del secondo gruppo offrono delle letture delle complesse e contradditorie cornici socio-educative attuali. Quelli del terzo gruppo, infine, indicano le prospettive più promettenti nell’ottica della pedagogia critica per il futuro dell’educazione in America Latina.
In particolare, all’interno del primo gruppo, l’articolo di Francesco Bellacci La politica educativa del governo cubano all’indomani della rivoluzione si sofferma sui cambiamenti introdotti a Cuba in campo educativo dopo la Rivoluzione del 1959, chiarendone i principi politico-pedagogici ispiratori, le modalità di attuazione e il portato innovativo, anche alla luce del passato coloniale dell’isola e della più generale situazione del continente.
L’articolo di Patrizia Lotti Solidarietà orizzontale per lo sviluppo collettivo: l’Argentina e l’Aprendizaje y Servicio Solidario ripercorre le principali tappe della creazione dell’aprendizaje-servicio. Si tratta di un approccio pedagogico alla solidarietà meglio noto internazionalmente con il nome di service learning ma che in Argentina ha assunto caratteri peculiari, riprendendo e sviluppando il concetto freiriano di prassi.
L’articolo di Maria Paola Rottino e Anna Zumbo L’educazione popolare. Un’opportunità per Haiti approfondisce un’esperienza di cooperazione internazionale dal basso, promossa dall’associazione italiana “Popoli in arte” con educatrici e educatori haitiani a partire dal 2011. Le autrici descrivono i passaggi, le sfide e gli orizzonti di senso di questo percorso condiviso, alla luce della realtà sociale, culturale e storica del paese e dei cambiamenti intercorsi in seguito al terremoto del 2010.
L’articolo di Cynthia Bustelo e Luca Decembrotto La universidad y la comunidad en diálogo: la experiencia de una acción transformadora en una cárcel de Argentina prende avvio da un percorso di collaborazione tra i due autori e le loro rispettive università, intorno al progetto di educazione nel carcere, realizzato dal 1985 nella prigione di Devoto a Buenos Aires. A partire dal concetto di territori pedagogici, gli autori argomentano a favore di un approccio, che non proponga l’educazione come uno strumento di disciplinamento e non si limiti a garantire l’accesso all’istruzione da parte di chi è stato storicamente escluso ma che piuttosto sia a servizio dell’emancipazione personale e dell’inclusione comunitaria.
L’articolo di Angelo Miramonti The ‘hero’s journey’ in the reintegration of adolescent former combatants. A pilot experience from Colombia approfondisce un’esperienza rivolta ad adolescenti soldato, implicati nella Guerra civile che ha insanguinato la Colombia dagli anni Sessanta e si è conclusa nel 2016 con la firma degli accordi di pace tra le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) e l’esercito nazionale. L’autore mostra la validità pedagogica dei laboratori basati sul dispositivo del “viaggio dell’eroe”, teorizzato da Joseph Campbell, per accompagnare i giovani ex combattenti nella transizione dalla smobilitazione alla reintegrazione nella società civile e nella ridefinizione della propria identità.
L’articolo di José Marín Paulo Freire: el método de la concientización en la educación, para analizar y comprender el contexto actual de la globalización apre il secondo gruppo di articoli, dedicati alla lettura del presente. Il contributo è incentrato sulla pedagogia di Paulo Freire, che costituisce un riferimento essenziale anche per la maggior parte degli altri testi. Dopo aver contestualizzato l’approccio della coscientizzazione, l’autore ne sostiene la rilevanza rispetto a un’attualità segnata dalle ambivalenze del processo di globalizzazione.
L’articolo di Marlon Tomazella Contemporary austerity in brazilian public education: the world bank and high school reform si concentra sulla situazione brasiliana, che si è configurata dopo il colpo di Stato istituzionale del 2016. In particolare, prende in considerazione l’impatto sul sistema di istruzione della politica di austerità, che in quanto a gravità ha reso il Brasile un caso unico nel mondo, e che si è fondata sulla convergenza degli interessi delle forze responsabili della svolta autoritaria e degli agenti della finanza internazionale, specialmente la Banca mondiale. In questa cornice, l’autore analizza approfonditamente la riforma della scuola superiore, sostenendo che disegna una scuola basata solamente sulla performance e i risultati, che piuttosto che promuovere una reale conoscenza e la capacità riflessiva è funzionale al mercato del lavoro e ai suoi squilibri.
L’articolo di Corrado Consoli, Noemi Filosi ed Erica Raimondi Paulo Freire e le esperienze di resistenza urbana nel Brasile contemporaneo. Frammenti e riflessioni di un viaggio a San Paolo interloquisce con alcune esperienze di educazione popolare incontrate recentemente in Brasile: l’Istituto Paulo Freire, la Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali, il Movimento dei lavoratori rurali Senza Terra e la Scuola nazionale Paulo Freire. Gli autori, dunque, mostrano le problematicità che queste esperienze stanno affrontando e la resistenza propositiva che stanno mettendo in atto, in un contesto socio-politico caratterizzato da una svolta autoritaria e dalla propaganda anti-freiriana.
Al Brasile è dedicato anche l’articolo successivo Pandemia e barbárie: contribuições freireanas para a luta popular no Brasil di Inny Accioly, che si sofferma sugli ultimi mesi, analizzando l’impatto sulle classi popolari della gestione violenta e negazionista della pandemia da parte del governo di Jair Bolsonaro. In un’ottica freiriana, quindi, l’autrice formula alcuni orientamenti essenziali che permettano, sulla base dello smascheramento del capitalismo resa possibile dalla pandemia, non di tornare a una normalità descritta come genocida e coloniale, ma di camminare nella direzione di un mondo nuovo.
L’articolo di Paolo Martins Educação ambiental escolar: caminhos e cruzamentos rumo à educação ambiental crítica inaugura il terzo gruppo di contributi, accomunati dall’adozione di un approccio non coloniale e decoloniale. Si tratta di una prospettiva interdisciplinare che inizia a guadagnare una giusta considerazione anche nel dibattito pedagogico italiano, grazie alla forza con cui, da una parte, mette a nudo le orme coloniali che persistono nonostante la fine del colonialismo e, dall’altra, indica alternative decoloniali a partire dall’esperienza dei gruppi sociali, che hanno vissuto una storica subalternizzazione. In particolare, Paolo Martins sulla base di due percorsi di educazione ambientale svolti in scuole di periferia della città di Rio de Janeiro, identifica gli elementi costitutivi di un approccio critico all’educazione ambientale, che sposti il fuoco dell’intervento dalla promozione di cambiamenti individuali alla problematizzazione dei rapporti di potere che sono all’origine delle ingiustizie sociali ed ecologiche.
L’articolo di Beleni Saléte Grando, Jonathan Stroher e Neide da Silva Campos Por que estudar a história e cultura indígena nas escolas? Contribuições da formação-ação-intercultural do Coeduc em Mato Grosso ripercorre la traiettoria del gruppo di ricerca “Corpo, Educazione e Cultura” dell’Università Federale del Mato Grosso. Gli autori si soffermano sui progetti di ricerca, formazione e azione realizzati in collaborazione con insegnanti appartenenti a diversi gruppi indigeni e impegnati in scuole pubbliche, mettendo a tema i conflitti aperti e le trasformazioni generate.
L’articolo di Reinaldo Fleuri Paulo Freire e as cosmovisões dos povos originários stabilisce un dialogo tra i principi epistemici e pedagogici della pedagogia di Paulo Freire e le cosmovisioni dei popoli originari di Abya Yala – nome che i popoli Cuna, che abitavano i territori delle odierne Colombia e Panama, usavano con il significato di “terra in piena maturità” e che le pensatrici e i pensatori decoloniali hanno recuperato per designare il continente latinoamericano – condensati nel concetto-chiave di “Ben vivere”. La tesi centrale del contributo è che, sebbene le teorie critiche occidentali abbiano costituito i riferimenti principali per Paulo Freire, la sua pedagogia rielabora principi epistemici ed etici coltivati da secoli dai popoli del Sud.
L’articolo di Jacques Gauthier e Shara Costa A sociopoética como abordagem de pesquisa e ensino decolonial, contracolonial e libertadora analizza sul piano teorico, metodologico e operativo un approccio di ricerca che, sebbene esista da vent’anni, continua ad avere un portato innovativo. La sociopoetica, infatti, mette in dialogo e crea saperi a partire da traiettorie storiche e prospettive epistemiche differenti, convogliando nel gruppo-ricercatore tutte le potenze del corpo e non solo la ragione astratta, che seppure importante non esaurisce la forza cognitiva e creativa dell’essere umano.
Nonostante le diversità che li connotano e le divergenze che li attraversano rispetto ad alcune questioni essenziali – tra cui le ipotesi sull’impatto della pandemia sul continente e a livello mondiale – i testi di questa sezione sono contraddistinti da alcuni presupposti politico-pedagogici comuni. Tra questi, vorrei evidenziare in particolare una posizione del pensiero, della ricerca e dell’azione che, sebbene rigorosa sul piano scientifico, è anche profondamente coinvolta. Spero dunque che il dibattito generato da questo Primopiano possa alimentare anche nei lettori l’impegno politico e pedagogico con la realtà e contribuisca a renderlo sempre più tenace, pieno di amore e capace di conflitto.
Mariateresa Muraca ha conseguito nel 2015 il dottorato di ricerca in Scienze dell’Educazione e della Formazione Continua presso l’Università di Verona, in cotutela con l’Universidade Federal de Santa Catarina (Brasile). È formatrice per la Scuola di Pace di Monte Sole in progetti di cooperazione internazionale in Mozambico, incentrati sull’educazione alla pace. È docente a contratto di Pedagogia generale all’Università di Verona, docente stabile di Pedagogia generale e sociale e Storia dell’educazione all’Istituto Universitario Pratesi (affiliato all’Università Pontificia Salesiana) e docente invitata di Pedagogia sociale e progettazione educativa d’équipe e Metodologia e strumenti degli interventi educativi extrascolastici all’Istituto Universitario Progetto Uomo (aggregato all’Università Pontificia Salesiana). È autrice del libro Educazione e movimenti sociali (Mimesis, 2019); del manuale didattico I colori della pedagogia (Giunti TVP e Treccani, 2020) e di diversi articoli scientifici. È attiva in spazi di ricerca e impegno come la Comunità filosofica femminile Diotima, la Rete nazionale Freire e Boal, la rete internazionale MOVER – Educação intercultural e movimentos sociais, il CESDEF – Centro Studi Differenza Sessuale Educazione Formazione, l’ABRE – Associazione di Brasilianisti in Europa. È codirettrice scientifica di “Educazione Aperta”.