Che tipo (di entità) è Gregor Samsa? | What kind (of entity) is Gregor Samsa?

Filosofia della letteratura di Peter Lamarque, edizione italiana a cura di Lorenzo Graziani, è un’opera fondamentale per chiunque voglia esplorare il rapporto tra filosofia e letteratura. Il libro analizza questioni cruciali, come il significato delle opere letterarie, il ruolo dell’autore, l’interpretazione e il valore estetico. Lamarque adotta un approccio filosofico rigoroso per affrontare temi legati alla natura della narrazione, al realismo e all'importanza del contesto storico-culturale nella fruizione delle opere. Il testo offre una visione critica e approfondita, ponendosi come ponte tra teoria letteraria e filosofia analitica, rendendolo un punto di riferimento per studiosi e appassionati.
La filosofia della letteratura si interroga su tutte quelle questioni teoriche che la letteratura solleva senza risolvere in modo definitivo. Prendiamo ad esempio il personaggio di Gregor Samsa, protagonista del celebre racconto La metamorfosi di Franz Kafka. Che tipo di entità è Gregor Samsa? Non si tratta certo di un uomo reale, né di un essere umano trasformato in insetto. È un’entità fittizia, certo, è forse un’idea che vive nella mente del lettore, oppure è un’entità astratta, come un concetto o una melodia che esistono indipendentemente da un ascoltatore? Un altro interrogativo interessante riguarda il momento della creazione. Gregor Samsa esisteva già in potenza, come possibilità, prima che Kafka lo scrivesse, oppure è nato unicamente nel momento in cui Kafka ha trasposto la sua idea in parole, creando una realtà immaginaria dal nulla? Si riflette, dunque, sulla verità del mondo fittizio. Sappiamo che Gregor Samsa vive con la sua famiglia in un appartamento in città, ma sappiamo anche che questo non è “vero” nel senso ordinario del termine. Non esiste alcun appartamento reale abitato da Gregor Samsa. Come possiamo allora conoscere dettagli su una realtà che non esiste? È forse necessario distinguere tra verità del mondo reale e coerenza interna al mondo immaginario di Kafka?
Queste domande, che generalmente emergono dalla lettura di un’opera letteraria, non si limitano a una riflessione sul testo specifico ma aprono porte a questioni più ampie. La filosofia della letteratura esplora il rapporto tra autore e creazione, tra lettore e significato, tra verità e finzione. Gregor Samsa, come molti altri personaggi letterari, ci invita a confrontarci con la complessità dell'immaginazione umana e i suoi confini con la realtà.
Un punto centrale nel pensiero di Lamarque riguarda la distinzione tra verità proposizionale e verità narrativa. Quando diciamo “Gregor Samsa si sveglia trasformato in un insetto”, non stiamo affermando una verità sul mondo reale, ma stiamo facendo riferimento a ciò che è vero nel mondo della storia. Seguendo Lamarque, questo tipo di verità si definisce come interna alla finzione. Così l’autore:
Attraverso storie finzionali si possono fare non solo asserzioni indirette. In una narrazione è spesso importante riconoscere altri tipi di intenzioni illocutive: uno scrittore potrebbe tanto parodiare uno stile sentimentale, rifiutare i valori liberali, implorare il mondo di essere più tollerante, invitare i lettori a considerare un certo punto di vista, quanto avvertire, persuadere, consigliare, supplicare, richiedere o ammonire. Questi sono scopi ulteriori dietro al fine più basilare di raccontare una storia, non sono in competizione con l’intento finzionale primario e non ne implicano alcun indebolimento (p. 295).
Lamarque insiste sul fatto che la letteratura deve essere apprezzata come un’esperienza estetica e non solo come una fonte di informazioni. Egli critica approcci che riducono la letteratura a uno strumento per veicolare idee filosofiche o morali. Piuttosto, i mondi immaginari e i personaggi devono essere letti nel loro contesto artistico, valorizzando il modo in cui l’opera è costruita. In questo senso, la posizione di questa filosofia della letteratura non è semplice, ed è indispensabile sottolineare che per l’autore ad essere in discussione non è solamente il concetto di letteratura, ma anche le pratiche diffuse che coinvolgono le interazioni tra le opere e i lettori e che in tali pratiche la letteratura acquisisce identità e valore. In questo libro Lamarque esplora perché una tale filosofia non è filosofia critica o metacritica, perché non riguarda in senso stretto, come si è detto, il concetto di “letteratura”; riguarda, piuttosto, il fenomeno-letteratura che è comune alla maggior parte delle culture umane che, in certi periodi storici, decidono di elevare certi tipi di attività linguistiche a forme d’arte di rilevanza culturale. Il metodo utilizzato è
analitico in senso lato. Cercherà di analizzare il fondamento logico della “pratica” della letteratura, così come il filosofo del diritto non esamina alcun particolare sistema legale, né la storia del diritto, bensì le basi dalle quali tali sistemi dipendono, come la giustificazione putativa della pena, la relazione tra legge e moralità o l’obbligo dei cittadini di obbedire alla legge (p. 57).
Sulla scorta di Hume, Lamarque suggerisce di ricorrere a quella che chiama “prova del tempo” per constatare che esistono differenze di apprezzamento tra le opere che vengono pubblicate e che molte fra queste sono destinate di lì a poco ad essere dimenticate; per questo, l’opera che diventa un capolavoro immortale, può essere identificata con l’opera che resiste ai motivi ideologici e politici che l’hanno ispirata. In questo senso, si tratta dell’inattualità dei capolavori; la dimensione dell’inattualità, come rileva Giovanni Maria Bertin nel suo Nietzsche (1977), va oltre il costume, la prassi, l’ideologia. Inattuale nel senso nietzschiano, appunto: idee (opere) che non coincidono né devono coincidere (pur non necessariamente rifiutandole o svalutandole) con le tendenze prevalenti nel presente, con le motivazioni e le sollecitazioni, con i problemi urgenti e manifesti.
Solo a mo’ di esempio, risulta di particolare interesse il capitolo cinque, intitolato “Finzioni”; in questo capitolo Lamarque affronta alcune domande fondamentali, quali: che cos’è la finzionalità? In virtù di cosa un’opera è “finzionale”? Che cosa sono i personaggi finzionali? Vengono creati? Come? Come è possibile scoprire verità che riguardano personaggi finzionali? Come può la duplice natura dei personaggi, esseri umani immaginari e artefatti letterari, venire riconciliata? E infine, come possono i lettori avere delle reazioni emotive a personaggi finzionali, sapendo che sono finzionali?
Soffermandosi sul significato dell’aggettivo “finzionale”, Lamarque afferma:
si applica tanto a oggetti, quanto a descrizioni di un certo tipo. Gli oggetti finzionali comprendono i personaggi, i luoghi e gli eventi immaginari che vengono caratterizzati nelle opere finzionali, mentre le descrizioni finzionali includono quelle affermazioni o intere opere che hanno questa funzione caratterizzante. Dire che un oggetto è finzionale di norma implica che esso non sia reale: gli oggetti finzionali sono “creati”, “inventati”, “prodotti dall’immaginazione”. Dire che una descrizione è finzionale di norma implica che essa non sia vera: le descrizioni finzionali sono “false”, “inventate”, “simulate” (p. 287).
Ma, come lo stesso autore evidenzia nel successivo capoverso, non tutto ciò che è irreale è un oggetto finzionale e al contempo non tutto ciò che è falso è una descrizione finzionale; altresì si può sostenere che tipi di realtà pertengono ad oggetti finzionali e tipi di verità a descrizioni finzionali. È per questo che l’autore distingue tra discorso sulla finzione e discorso finzionale, dove il primo riporta il contenuto delle opere finzionali e può venire giudicato per accuratezza/inaccuratezza, verità/falsità. Il secondo, invece, interessa l’attività di raccontare storie, la cui verità non è verificabile in maniera così facile. Un esempio a tal proposito si trova nella frase “Una mattina Gregor Samsa, destandosi […], si trovò mutato in un insetto mostruoso”, che può essere enunciata da Kafka nell’atto di raccontare la storia ma allo stesso tempo può essere pronunciata dal lettore che, riportandola, dice qualcosa di vero “su ciò che è successo”.
Filosofia della letteratura di Peter Lamarque è dunque un libro che non si limita a fornire importanti direzioni, prospettive e significati al mondo dei filosofi. Può rappresentare un’ottima risorsa anche per chi si occupa di letteratura in senso ampio, coinvolgendo ambiti come la pedagogia della narrazione e la psicologia dell’arte, risultando utile sia a docenti, che a studenti e ricercatori. Quest’opera contribuisce a ridefinire il modo di vivere, relazionarsi e interagire quotidianamente con l’oggetto libro, oltre che con i personaggi e i paesaggi che esso racchiude.
L’autore
Enrico Orsenigo, dottorando in Learning sciences and digital technologies all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Si occupa prevalentemente di funzioni educative della letteratura e delle intersezioni tra psicologia dell’educazione, pedagogia della narrazione e letteratura. Autore e co-autore di pubblicazioni scientifiche, tra le quali Relazione e letteratura: una esplorazione, in “Educazione Aperta”, 15/2024, pp. 307-23; La funzione educativa dei mondi possibili, in “Lifelong Lifewide Learning”, 44/2024, pp. 71-81.