Ancora su partecipazione e ricerca. Con un dialogo su libri, ragazzi e ragazze | More on participation and research

Prosegue nel numero 14 di “Educazione Aperta” il Primopiano curato da Chiara Vanadia, Maura Tripi e Tiziana Tarsia su Saperi, pratiche e ricerca partecipata presentato nell’editoriale del numero precedente, che ne ha ospitato i primi sette contributi. In questo numero l’articolo di Aleandri e Fiorentini esplora le research skills come competenza fondamentale da sviluppare nella formazione iniziale per realizzare percorsi di Lifelong, Lifewide e Lifedeep Learning. Andrian e Reis, a partire da un progetto di scambio internazionale, evidenziano la costante alternanza tra teoria e pratica, apprendimento e servizio sociale, dimensione locale e globale nel dialogo tra università e comunità. Moriconi presenta un modello di cooperazione tra differenti figure professionali, estrapolato dal processo di sviluppo di un tool didattico digitale costruito in base al paradigma del microlearning. Manfreda restituisce una ricerca sul campo nel quartiere romano di San Lorenzo, co-condotta con studenti universitari e costruita secondo il modello ACL® (Action Community Learning), al fine di indagare il possibile collegamento tra la memoria del quartiere legata a Maria Montessori e il presente dei professionisti del settore educativo-sociale. Ferruccio e Ursino descrivono e analizzano il percorso formativo innovativo sperimentato nei tavoli di didattica e ricerca partecipata e situata, che coinvolgono ricercatori, operatori sociali delle istituzioni pubbliche e delle organizzazioni del terzo settore, studenti e persone accolte nei servizi.

Nella sezione Esperienze e studi si torna sul tema del laboratorio. Come la vita stessa: perché il workshop è la via didattica privilegiata (ma non esclusiva) per l’educazione degli adulti di Elena Marescotti analizza in maniera critica e approfondita questa pratica educativa ed esplora l’attualità della proposta di Eduard Lindeman in collegamento al pensiero di Dewey e a concezioni pedagogiche attuali, alimentando dunque la comprensione del nesso tra esperienza, riflessività e apprendimento nei contesti formativi.

In apertura dello spazio Voci, echi e dialoghi Lia Tagliacozzo si interroga, da una posizione di scrittrice e giornalista esperta di cultura ebraica, impegnata a fianco degli insegnanti che lavorano sulla Shoah, sui limiti del tipo di attenzione pubblica e scolastica cresciuta negli anni attorno al Giorno della memoria. Cristina Breuza rilegge bell hooks in occasione dell’uscita di Insegnare il pensiero critico mentre Antonio Vigilante torna sul posto che don Lorenzo Milani occupa nella storia della scuola e nella memoria pubblica a partire da un libro recente di Adolfo Scotto di Luzio. Paolo Vittoria dialoga con Marco Damilano sulla crisi della mediazione educativa di fronte a un discorso comune sulla scuola e sull’università inquinato dai germi della competizione e dell’individualismo meritocratico.

Sempre per la rubrica Voci, echi e dialoghi raccogliamo i primi cinque contributi della serie Letteratura per l’infanzia è letteratura curata da Cristina Bellemo. I libri che riguardano in particolare bambini e ragazzi sono da sempre al centro di un doppio paradosso: da un lato il loro riconoscimento nel panorama culturale è scarso nonostante la vitalità commerciale e artistica del settore. Questo accade fin dalle sue origini e spicca tanto più nei cicli di crescita come quello che stiamo vivendo. Dall’altro, la riflessione degli attori più consapevoli del popolato panorama che gravita attorno a questi consumi culturali dei più giovani, nel sottrarsi alle maglie della prudenza educativa e del riduzionismo didattico, finisce per coltivare riserve di pensiero e di attenzione pedagogica che rischiano di sfuggire al mondo dei mestieri educativi e scolastici.

È un fenomeno che offre una scena sempre più larga a chi voglia sviluppare le premesse di un atteggiamento esplorativo, nei confronti del rapporto fra letteratura e ragazzi, che già Antonio Faeti aveva delineato nelle sue potenzialità euristiche: scrivendo, ad esempio, dei propri tentativi di colloquio “con una dimensione particolare dell’infanzia, nascosta e irraggiungibile”, che si mostra, “molto cautamente, solo entro situazioni marginali, dove i ricercatori istituzionalizzati non pensano di poterli cercare e trovare”. La citazione viene da Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletton bambine che è da poco tornato in libreria, con due saggi di Emilio Varrà e Giorgia Grilli, per la collana Babalibri EducAzioni diretta da Francesco Cappa e Martino Negri. Anche in questo caso si parte da un’esperienza di laboratorio come fonte di occasioni ulteriori di costruzione della conoscenza: Faeti scrive a partire dalla sua esperienza di maestro elementare e di un suo percorso didattico sul fumetto che, svolto a metà degli anni Settanta, gli aveva riservato delle sorprese dal versante dei consumi culturali che risuonavano soprattutto nella produzione delle bambine.

Uno sguardo consapevole ai bambini e ai loro mondi richiede di mettere insieme prospettive diverse e la competenza educativa, quella dei professionisti ma anche quella non specializzata che vorremmo più presente nello spazio pubblico, ha molto da guadagnare da un confronto libero e a più voci con le mediazioni che i linguaggi dell’arte e della letteratura rendono possibili, dentro e fuori dalla scuola.

Ringraziamo Giovanna Zoboli, Susanna Mattiangeli, Nadia Terranova, Gaia Colombo e Antonella Capetti per aver aperto un dibattito che ci auguriamo contribuisca a focalizzare le sfide degli anni interessanti che il mondo dell’educazione e della lettura sta vivendo.