Introduzione. Dalle cosmovisioni dei popoli originari e afrodiscendenti al curricolo interculturale: esperienze di ricerca e scrittura collettive nello Stato brasiliano del Pará

DOI: 10.5281/zenodo.12771427 | PDF

Educazione Aperta 16/2024

Secondo la studiosa di educazione interculturale Vera Maria Candau (2022), la prospettiva interculturale in Brasile si è affermata in seguito a un lungo e accidentato percorso, articolato in quattro fasi principali. Dalla colonizzazione fino ai primi decenni del XX secolo, infatti, ha dominato una prospettiva incentrata sulla violenza etnocentrica e l’eliminazione culturale delle popolazioni indigene e afrodiscendenti. In seguito, con l’affermazione degli Stati nazionali, l’omogeneità culturale è stata perseguita attraverso l’assimilazione e l’imposizione della civilizzazione secondo canoni definiti dalla società dominante. Solo dagli anni Settanta del secolo scorso, hanno iniziato a diffondersi esperienze educative che, sulla spinta della pedagogia popolare e della teologia della liberazione, valorizzano le differenze linguistiche e culturali. Quindi, con gli anni Ottanta, l’emersione di movimenti sociali unitari indigeni e afrodiscendenti ha portato all’attenzione del dibattito scientifico e politico l’esigenza che le istituzioni e le pratiche educative riconoscano gli apporti di popolazioni storicamente silenziate, eppure essenziali per la costituzione stessa della cultura e della storia brasiliane.

È in questa cornice che, specialmente a partire dalla promulgazione della Costituzione del 1988, comincia a delinearsi il percorso che, in anni più recenti, ha condotto all’elaborazione dell’educazione scolastica indigena e dell’educazione scolastica quilombola[1], due prospettive educative sostenute da provvedimenti legislativi, che evidenziano la necessità che il progetto educativo che attraversa i contesti scolastici rivolti alle comunità indigene e afrodiscendenti tenga conto delle prospettive epistemologiche, teoriche e culturali reinventate e potenziate da queste popolazioni nei secoli. Gli articoli che compongono il Primopiano di questo numero di Educazione Aperta si situano in questo scenario, mettendo a fuoco la relazione complessa tra i saperi culturali e gli spazi dell’educazione formale, con particolare riferimento alla costruzione del curricolo.

Nello specifico, gli articoli nascono da due percorsi didattici incentrati sulla ricerca e la scrittura collettive:

  • il corso Auto-pesquisa e escrita coletiva (Auto-ricerca e scrittura collettiva), che, grazie alla mediazione istituzionale della prof.ssa Joelma Alencar, è stato condotto, in modalità intensiva e online, da maggio a giugno del 2023, dalla prof.ssa Mariateresa Muraca con gli studenti e i docenti del Programma di Post-Laurea in Educazione Scolastica Indigena dell’Universidade do Estado do Pará.
  • Il corso Cartografias social: produção de conhecimento na interface entre universidade e território (Cartografia sociale: produzione di conoscenza, in interazione tra università e territorio) coordinato, da marzo a giugno del 2023, dal prof. Rodrigo Peixoto con la collaborazione della prof.ssa Mariateresa Muraca, presso il Programma di Post-Laurea in Antropologia e Sociologia dell’Universidade Federal do Pará (Brasile).

È importante soffermarsi brevemente sui due percorsi didattici. Il corso Auto-pesquisa e escrita coletiva è nato nel quadro di una iniziativa di cooperazione internazionale, allo scopo di stimolare esperienze di ricerca e scrittura collettiva a partire dal dialogo con prospettive e pratiche maturate in altri contesti geografici. Si è sviluppato durante quattro lezioni, in cui, innanzitutto, la docente ha introdotto la pedagogia popolare italiana e ha illustrato la metodologia della scrittura collettiva adottata dalla Scuola di Barbiana, facendo riferimento ad alcune reinvenzioni di questa proposta e in particolare al processo formativo che ha portato all’elaborazione collettiva del libro À sombra de uma mangueira. Um diálogo sobre uma experiência de educação para a paz em Gorongosa (All’ombra di un albero di mango. Un dialogo su un’esperienza di educazione alla pace a Gorongosa) da parte di ventinove insegnanti del distretto di Gorongosa, in Mozambico. Quindi, sulla base di temi di interesse comune, sono stati creati quattro gruppi di co-autrici e co-autori, composti da studenti e professori, ciascuno dei quali ha iniziato a definire una propria metodologia di lavoro a partire dalle indicazioni offerte dalla docente. In seguito, la metodologia e i contenuti provvisori degli articoli sono stati discussi con tutta la classe, in modo da restituire ai gruppi suggerimenti e problematizzazioni utili a orientare il loro lavoro. I mesi successivi al corso sono stati dedicati all’elaborazione dei primi quattro articoli che compongono il Primopiano. È interessante segnalare che le studentesse e gli studenti partecipanti, tutti originari di comunità indigene e insegnanti, hanno evidenziato la loro prossimità a metodologie di scrittura collettiva, a partire da cosmovisioni che valorizzano la dimensione condivisa dei processi di pensiero e azione.  

D’altra parte il corso Cartografias social: produção de conhecimento na interface entre universidade e território ha coinvolto studentesse e studenti di post-dottorato, dottorato, magistrale e triennale, per la maggioranza quilombola. Oltre alle lezioni, il corso ha previsto tre esperienze di convivenza e ricerca partecipativa in altrettante comunità quilombola. A partire da qui è nata l’esigenza di impegnarsi in una restituzione che fosse rilevante per le persone e le comunità incontrate. Così è sorto un progetto di terza missione fondato sull’elaborazione collaborativa di materiali didattici. Gli articoli quinto e sesto del Primopiano si soffermano su questo percorso didattico e di ricerca e sui suoi sviluppi. I testi, elaborati collettivamente, a partire dalle due esperienze descritte, sono stati consegnati tra dicembre 2023 e gennaio 2024 e, dopo l’approvazione del Comitato editoriale, sono stati valutati – come di consueto – da referee esterni.

In particolare, in Saberes dos povos indígenas, etnoconhecimentos e currículos escolares na Amazônia: tecituras de uma Escrita Coletiva Intercultural (Saperi dei popoli indigeni, etnoconoscenze e curricoli scolastici in Amazzonia: tessiture di una Scrittura Collettiva Interculturale), João Kaba Munduruku, Joelma Cristina Parente Monteiro Alencar e Waldely Rodrigues Fernandes si soffermano sulla relazione tra i saperi indigeni e i curricoli scolastici, in rapporto all’educazione sperimentata in alcune comunità Munduruku. Nell’articolo si afferma che “l’approccio curriculare tradizionale molte volte ha trascurato la ricchezza e la diversità dei saperi culturali presenti nelle società indigene. Per questo, l’inclusione di etnoconoscenze nel curricolo emerge come una prospettiva innovatrice e inclusiva, che riconosce l’importanza di integrare le conoscenze tradizionali delle comunità negli ambienti educativi. Integrare queste conoscenze nel curricolo scolastico non significa appena riconoscere la diversità culturale, ma anche promuovere un dialogo interculturale arricchente” (traduzione nostra). Un aspetto molto interessante di questo contributo è la riflessione sulla scrittura collettiva interculturale, intesa come “un movimento intellettuale di produzione condivisa, che trascende le frontiere culturali, promuovendo un approccio collaborativo e riflessivo sulle complessità dei saperi ancestrali indigeni. Questa pratica non si limita appena alla produzione testuale, ma ingloba anche una prospettiva più ampia che cerca di decostruire stereotipi, valorizzare le differenze e creare ponti di comprensione tra culture diverse” (traduzione nostra).

Le riflessioni proposte in Saberes indígenas na escola e o fortalecimento identitário indígena por práticas curriculares diferenciadas (Saperi indigeni nella scuola e rafforzamento identitario indigeno attraverso pratiche curricolari differenziate) di Joelma Cristina Parente Monteiro Alencar, Lourdes de Vasconcelos Bentes e Matania Surui nascono da esperienze educative maturate in due villaggi Tembé e Surui Aikewara. La tesi di fondo è che la scuola deve dare continuità ai processi educativi avviati in casa – primo spazio educativo presso tali popoli indigeni. In questo senso, è essenziale coinvolgere la comunità nella costruzione del curricolo, nella definizione delle pratiche educative e nella stessa composizione del corpo docente, perché l’insegnamento-apprendimento rifletta le aspirazioni della comunità e promuova il dialogo tra saperi originati da basi diverse.  

L’articolo Etnosaberes indígenas da Amazônia paraense: tradição e conhecimento (Entosaperi indigeni dell’Amazzonia paraense: tradizione e conoscenza) di Edivan Lopes dos Reis, Gilson Paulo Nunes Silva, Lidiane Alves de Sousa, Maria Gelziane Regis Santana e Messias Furtado da Silva si incentra su un aspetto più specifico: ovvero, la relazione tra la prospettiva dominante della scienza occidentale e le prospettive indigene rispetto al trattamento di problemi di salute. I co-autori e le co-autrici del testo appartengono a tre popoli indigeni della regione Tapajós-Arapiun, situata nell’ovest dello Stato del Pará. L’interculturalità e l’interscientificità rappresentano presupposti fondamentali del contributo. È particolarmente interessante l’analisi del pajé, figura di saggezza e autorità, alla quale sono attribuiti compiti di cura fisica e spirituale, non solo in virtù della sua conoscenza sulla manipolazione delle piante medicinali, ma soprattutto per la sua relazione con entità superiori – gli encantados – capaci di dispensare protezione e guarigione.

Agli encantados è dedicato anche l’articolo successivo, Vivências do encantado na Escrita Coletiva de quatro mulheres indígenas e uma mulher ribeirinha do estado do Pará (Vissuti dell’encantado nella Scrittura Collettiva di quattro donne indigene e una abitante dei pressi di un fiume dello Stato del Pará) di Angélica dos Reis Tembé, Adriana de Sousa Lima, Gleyce Patrícia Tembé, Raiza Macuyama Silva e Antonia Zelina Negrão de Oliveira. In questo testo la scrittura collettiva è espressione di una pratica di resistenza culturale che, attraverso la lingua e la narrazione, apre brecce per poter comunicare ciò che, per sua natura, appartiene alla dimensione del mistero e dell’indicibile. Così il contributo racconta di personaggi e avventure incredibili, come la mãe d’água (madre d’acqua) e i viaggi nella città incantata del fondo del fiume, che innanzitutto manifestano un modo di educare alla relazione con la natura fondato sullo stupore e il rispetto.

Se i primi quattro articoli si riferiscono a comunità e pratiche educative indigene, gli ultimi due – come è stato accennato – sono legati a realtà quilombola. In particolare, Caderno cartográfico quilombola: valores para uma educação escolar afro-amazônica (Quaderno cartografico quilombola: valori per un’educazione scolastica afro-amazzonica) di Rodrigo Corrêa D. Peixoto e Benjamin R. Kantner si sofferma sulla costruzione di un manuale, a partire da un’esperienza didattica, di ricerca e terza missione incentrata sulla cartografia sociale. Secondo gli autori, “il Quaderno propone un vincolo tra la scuola e la comunità come valore pedagogico, posto che il suo obiettivo è contribuire a integrare educandi e abitanti nella cultura del territorio. Così, il Quaderno si caratterizza come materiale didattico il cui uso metodologico prevede la trasmissione intergenerazionale di costumi, estetiche, conoscenze, credenze e valori” (traduzione nostra).

In collegamento con questa proposta, Plantas medicinais, saúde e contra-colonialidade. Reflexões a partir de uma experiência de convivência cartografante em territórios quilombolas (Piante medicinali, salute e contro-colonialità. Riflessioni a partire da un’esperienza di convivenza cartografante in territori quilombola) elaborato dalla Coletiva Amazônica Mulheres Criando Conexões, composta da Ana Léia Moraes Cardoso, Andrea Cardoso e Cardoso, Ana Célia Barbosa Guedes, Mariateresa Muraca e Marta Giane Machado Torres si incentra sull’uso delle piante medicinali da parte delle donne. In particolare, a partire dall’esplorazione delle narrazioni di tre curatrici comunitarie, ne mette in evidenza il portato decoloniale e contro-coloniale, di rigenerazione di conoscenze e pratiche che hanno resistito all’assimilazione e al silenziamento prodotti dall’esperienza coloniale.

I tre articoli della sezione Esperienze e studi sembrano, in certa misura, risuonare con il Primopiano. Educazione sociale antirazzista: sfide e proposte di Daniel Buraschi e María José Aguilar Idáñez analizza le pratiche di intervento socio-educativo antirazzista sviluppate in Spagna nell’ultimo decennio, problematizzando con particolare efficacia concettuale l’approccio funzionale e indicando alternative incentrate sulla prospettiva critica. Intercultural practices in group settings. Inclusion in territorial education, between action research and scientific supervision di Alessandro D’Antone e Lavinia Bianchi si sofferma sul progetto In Gioco Con Arte, mettendo a fuoco nello specifico dimensioni e concetti interculturali che hanno attraversato il gruppo di adolescenti partecipanti. Pedagogia hacker: un antidoto all’alienazione tecnica di Stefano Borroni Barale e Rinaldo Mattera promuove una riflessione approfondita, articolata e innovativa sulla pedagogia hacker, mettendone in luce cinque principi politico-pedagogici essenziali. La sezione Voci, echi & dialoghi, infine, ospita tre contributi: Scrittura in corsivo ed estetica della manualità di Antonio Vigilante, Valditara e l’autorità di Antonio Vigilante e Fiducia nei bambini, fiducia nella letteratura di Nicoletta Gamantieri per la rubrica di Letteratura per l’infanzia curata da Cristina Bellemo.

Note

[1] Con questa espressione si indicano gli abitanti di comunità afrodiscendenti originate dall’esperienza della schiavitù, in molti casi proprio da schiavi fuggitivi, che oggi lottano per il riconoscimento del loro diritto alla terra, dei loro modi di vita e di prospettive di pensiero proprie.

Riferimenti bibliografici

Candau V.M., Educazione interculturale critica. Costruendo cammini, in M. Muraca (a cura di), L’altra intercultura. Visioni e pratiche politico-pedagogiche da Abya Yala al mondo, PensaMultimedia, Lecce 2022.

Kuphatana Mandja, À sombra de uma mangueira. Um diálogo sobre uma experiência de educação para a paz em Gorongosa, Fundza, Beira 2022.

Gli autori e le autrici

Mariateresa Muraca nel 2015 ha conseguito il dottorato in Scienze dell’Educazione e della Formazione Continua presso l’Università di Verona in co-tutela con l’Universidade Federal de Santa Catarina. Ha realizzato due percorsi di post-dottorato presso l’Università di Verona (2016-2017) e presso l’Universidade do Estado do Pará (UEPA) (2021-2023). È professoressa presso l’Istituto di Scienze dell’Educazione dell’Universidade Federal do Pará (UFPA). È autrice della monografia Educazione e movimenti sociali. Un’etnografia collaborativa con il Movimento di Donne Contadine a Santa Catarina (Brasile) (Mimesis, 2019), del manuale didattico I colori della pedagogia (Giunti-Treccani, 2020) e di numerosi saggi e articoli scientifici. È componente della Comunità di Ricerca di Educazione Aperta dal 2018 e co-direttrice scientifica della rivista dal 2020.

Joelma Cristina Parente Monteiro Alencar ha un dottorato in Educazione presso l’Universidade Federal do Rio Grande do Norte. È professoressa presso il Programma di Educazione Scolastica Indigena della UEPA e del corso di Laurea Interculturale Indigeno. È coordinatrice del Gruppo di Studi Indigeni in Amazzonia, del Programma Conoscenze Indigene a Scuola presso la Rete dell’Universidade de Brasília e del Centro di Formazione Indigena presso l’UEPA. Inoltre è membro del Forum Nazionale per l’Educazione Scolastica Indigena.

Rodrigo Corrêa D. Peixoto ha una laurea in Scienze Economiche presso l’Universidade Federal de Minas Gerais (UFMG) (1977), una laurea magistrale in Pianificazione dello Sviluppo presso l’UFPA (1990), un dottorato in Government presso ​​l’University of Essex (1995) – riconvalidato in Sociologia e Scienze Politiche presso l’UFMG – e un post-dottorato, con una ricerca sullo sviluppo territoriale, presso l’Università di Napoli Federico II (2005). È professore del Programma di Post-Laurea in Antropologia e Sociologia della UFPA e coordina il progetto di ricerca Àwa Surara. Quilombola e indigeni in università e nelle comunità. Svolge attività di terza missione e ricerca con il movimento quilombola nello Stato del Pará. Supervisiona tesi di triennale, magistrale e dottorato di studenti quilombola.